«Gpl, saremo rigorosi sulla sicurezza»

Il comandante provinciale Aquilino sull’impianto di Chioggia: «Le norme europee da rispettare sono molto stringenti»
Di Marta Artico

Un presidio dei vigili del fuoco nelle spiagge del litorale veneziano, il rilancio del comando lagunare, la promessa che si vigilerà sul deposito Gpl di Chioggia. Ennio Aquilino, 53 anni, nuovo comandante dei vigili del fuoco di Venezia, una vita in prima linea a destreggiarsi tra le situazioni più critiche (l’isola del Giglio, l’aereo Transaven scomparso a Caracas, il terremoto di Haiti, l’ Abruzzo) quelle in cui molte vite sono appese a un filo, entra nel merito del nuovo territorio che è chiamato a gestire.

Soddisfatto di essere qui?

«Venezia è una sede di prestigio, e il mio Dna è per metà padano, è una terra che amo, una regione che conosco. Ho trovato un comando di uomini motivati, preparati più della media nazionale. Inoltre è un comando che presenta la massima complessità organizzativa e che è dotato di tutte le specializzazioni del Corpo, nessuna esclusa, in sostanza il comando più complesso d’Italia e che declina il linguaggio del soccorso in modo diverso».

Cioè?

«A chi lavora qui oltre alle normali abilità dei Vigili del fuoco, quelle che si chiamano skill, ha un addendum, e questo è il fascino e la particolarità della sfida».

Servirebbe più personale?

«A Venezia come ovunque si riverberano i problemi nazionali, paghiamo la carenza endemica di personale, basta pensare che abbiamo 12 funzionari anziché 25, la metà».

Obiettivi a breve termine?

«Rilanciare la sede di Venezia, che è il nostro biglietto da visita, sia nazionale che internazionale. Dev’essere una finestra sul mondo».

Sotto che profilo?

«Dal punto di vista strutturale: il manutentore unico ha impegni già sottoscritti, ma che non si sono ancora concretizzati. Basta dare un’occhiata alla cavana del comando che affaccia sul Canal Grande, si trova in condizioni pietose. I fondi e gli impegni ci sono, adesso ci attendiamo che si concretizzino. E poi c’è la riorganizzazione. Voglio fare in modo che nel comando lagunare ci siano soccorritori acquatici a ogni partenza e turno. I Vigili del fuoco all’Aeroporto, faccio un esempio, hanno l’obbligo di fare corsi specifici, Venezia centrale dev’essere trattata allo stesso modo, con la stessa logica: fare il pompiere per le calli di Venezia non è facile, ci vuole una specifica motivazione, siamo, ripeto, sotto gli occhi del mondo»

Cos’ha in mente per il litorale?

«Nelle spiagge private c’è un bagnino, in quelle pubbliche no, ma non si può fare del soccorso una distinzione di censo: nei limiti delle piante organiche e mediante joint venture e convenzioni con i comuni che vorranno cogliere l’opportunità, bisogna organizzare e dare risposte anche alle spiagge. Il che significa moto d’acqua, soccorritori con barelle, serve un servizio di prossimità nelle spiagge più affollate».

Troppe le persone morte in casa negli incendi nell’ultimo anno...

«La popolazione invecchia, i giovani sono sempre meno e non hanno lavoro, serve una campagna di sensibilizzazione, di informazione e prevenzione sulla manutenzione degli apparecchi non correttamente gestiti e manutentati».

Fa discutere il caso dell’impianto a Gpl in costruzione a Chioggia. Cosa ne pensa?

«In questo momento la gestione e la partita è in mano al Comitato tecnico regionale, non mi esprimo sul pro o contro, noi dobbiamo garantire il rispetto delle norme di sicurezza di questo insediamento e del piano di rischio, in questo senso siamo degli stakeholder. Ripeto non entro nel merito, il nostro compito è un altro, prometto che saremo ferrei e categorici affinchè vengano rispettate tutte le normative UE, che assicuro sono stringenti, come l’analisi dei profili di rischio, il piano emergenze esterne di questo tipo di impianti a incidente rilevante. La realizzazione in corso ha alti standard di sicurezza. Io sono nel Comitato tecnico regionale prevenzione antincendi e in quello nazionale».

Quindi?

«Esprimeremo tutte le considerazioni nel comitato regionale, avremo la massima attenzione. Nel momento i cui gli enti competenti e il ministero danno il via libera, noi interveniamo e facciamo in modo che siano eseguite nel rispetto delle norme, che ci sono».

È una responsabilità che pesa?

«In questa sede siamo a poche centinaia di metri da Porto Marghera, che certo è un decimo di quello che era una volta, è il nostro mestiere garantire profili di sicurezza. Vigileremo non solo sulla verifica dell’esecuzione, ma per tutta la vita dello stabilimento che viene accompagnato da controlli costanti e continui mediante standard crescenti»

Eppure i cittadini hanno paura..

«Quando ci si confronta con qualche cosa che non si conosce è difficile accettare il rischio, seppur molto re moto»

Ma in un sito delicato come la laguna, era necessario?

«Uscirei dal piano istituzionale ed entrerei in quello personale se rispondessi, il mio ruolo mi impone di non farlo, tra l’altro non ho ancora una conoscenza di un territorio tanto complesso così approfondita. Quello che posso dire è che garantirò ai cittadini di Chioggia la certezza delle norme di legge e la medesima sicurezza di un cittadino francese che vive vicino a una centrale nucleare. Detto questo, rischio e percezione sono cose diverse e il rischio zero non esiste, a qualsiasi attività è associato un rischio. L’importante è trovare un equilibrio tra la sicurezza ambientale e la tutela del reddito, altrimenti questo Paese non va avanti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia