Gpl, la parola al Consiglio di Stato la sentenza attesa il 21 settembre

Chioggia. Sarà discusso il ricorso di Comune e comitato contro il via libera all’impianto deciso dal Tar Anche il mondo della pesca si avvicina ai cittadini che non vogliono il deposito in Val da Rio
CHIOGGIA. Il deposito Gpl in Consiglio di Stato il prossimo 21 settembre. In quella data Comune e comitato No Gpl dovranno convincere i giudici amministrativi a rivedere la decisione del Tar che ha accolto la richiesta di sospensiva della Costa Bioenergie permettendo di continuare i lavori congelando il ripristino dello stato dei luoghi.


Il Tar ha sostanzialmente interrotto i termini dell’ordinanza comunale di maggio che imponeva alla ditta di ripristinare i luoghi entro 120 giorni per l’assenza dell’autorizzazione paesaggistica. Il Tar ha concesso la sospensiva decidendo di entrare nel merito a ottobre 2018, quando il cantiere sarà verosimilmente finito. Il Comune ha immediatamente deciso di opporsi alla decisione del Tar, presentando appello al Consiglio di Stato. Accanto all’amministrazione il comitato con la formula del ricorso ad opponendum. La speranza del Comune e degli attivisti è che altri si uniscano alla battaglia legale, come ha spiegato nell’ultima cena di autofinanziamento il legale del comitato Matteo Ceruti. L’avvocato ha spiegato chiaramente che nei ricorsi amministrativi gioca una parte fondamentale il peso degli interessi economici e si è appellato alle sigle produttive della città perché facciano da contrappeso all’investimento da 26 milioni di euro che sta facendo Costa Bioenergie in Val da Rio.


Le sigle della pesca nelle ultime settimane si sono avvicinate al comitato e nei prossimi giorni ci saranno nuovi incontri da cui potrebbe scaturire un appoggio concreto.


Nell’udienza al Consiglio di Stato Comune e comitato dovranno sostenere le motivazioni che hanno portato all’ordinanza del dirigente all’Urbanistica con cui si è imposto alla ditta di ripristinare lo stato dei luoghi. L’ordinanza era stata sollecita dalla Soprintendenza e dal Ministero dei Beni culturali che, dopo un’istruttoria, avevano accertato come nell’iter mancasse l’autorizzazione paesaggistica. Nell’udienza al Tar però l’Avvocatura di Stato, intervenuta nella difesa della Soprintendenza citata in giudizio assieme al Comune, aveva presentato una memoria difensiva piuttosto “leggera” in cui si ribadiva in buona sostanza la legittima dell’iter seguito dal Ministero dello Sviluppo economico per arrivare al decreto autorizzativo del maggio 2015 e in cui si ribadiva la posizione “contraddittoria” dell’amministrazione comunale che nel 2014 ha concesso il primo via libera urbanistico.


Per il Tar il decreto ministeriale valeva da autorizzazione unica, ha così accolto la richiesta di sospensiva e la ditta ha ripreso i lavori, rimasti fermi poco più di un mese. Ora la palla passa al Consiglio di Stato.


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