Gpl, il comitato diffida l’Aspo «Non autorizzate altri varchi»
Il gip ha convalidato il sequestro dell’unico ingresso al cantiere per il deposito di Val da Rio Ma i lavori continuano e vicino ai “bomboloni” per il gas è apparsa una montagna di sabbia
CHIOGGIA . Diffida ai consiglieri di Aspo perché non concedano nuovi varchi di ingresso al cantiere Gpl. A presentarla il comitato No Gpl, collegando la richiesta al sequestro preventivo dell’area di accesso – in tutto 156 metri quadrati – al cantiere di Val da Rio. Proprio nelle scorse ore il gip Massimo Vicinanza ha convalidato il sequestro, confermando la richiesta del pm Massimo Michelozzi. L’ipotesi di reato che la scorsa settimana aveva fatto scattare i sigilli, ora confermati, è quella prevista dall’articolo 1161 del Codice della navigazione sull’occupazione abusiva di spazio demaniale. Sul registro degli indagati è stato scritto il nome del legale rappresentante della Costa Bioenergie, Luca Moroni.
La convalida del sequestro è arrivata tenuto conto che sull’area di accesso l’azienda che sta costruendo l’impianto Gpl ha chiesto una sanatoria al Comune. Ma gli effetti di una eventuale sanatoria avrebbero effetti solo in materia di edilizia e di concessioni paesaggistiche, non sul reato di occupazione abusiva che è già stato consumato. Il fatto poi che il cantiere per la costruzione dell’impianto sia in pieno svolgimento comporterebbe il fatto che i mezzi dovrebbero transitare attraverso l’area sotto sequestro. Il gip ha dunque deciso per la convalida.
E proprio sull’accesso al cantiere ora si sposta la battaglia. Il comitato si rivolge in particolare ai consiglieri chioggiotti che siedono nel cda di Aspo: il sindaco Alessandro Ferro, Leonardo Ranieri in rappresentanza di Ascom e Sandro Grego in rappresentanza degli artigiani. «Ci rivolgiamo a chi rappresenta la città di Chioggia», si legge nella diffida, «perché venga verificato immediatamente se Aspo ha autorizzato un accesso alternativo, nei terreni in concessione, che permetta l’ingresso di mezzi e personale nel cantiere. Qualora così non fosse, chiediamo che i nostri consiglieri si attivino da subito affinché tali autorizzazioni vengano riconsiderate alla luce dell’intervento della Procura. Chiediamo anche che manifestino la più ferma opposizione affinché nulla venga concesso, tenendo conto dei molteplici rilievi che Procura della Repubblica, Tar, Consiglio di Stato, Regione e Ministero dei Beni culturali hanno già sollevato».
Del sequestro e della permanenza dei sigilli dopo una settimana – il provvedimento del gip è stato depositato solo nelle scorse ore – ha parlato il vicesindaco Marco Veronese in apertura del consiglio comunale di giovedì. Malgrado il sequestro preventivo dell’accesso su via Maestri del Lavoro e sulla banchina (quest’ultimo risalente ai mesi estivi), i lavori nel deposito stanno continuando. In molti si chiedono da dove entrino gli operai e il materiale. «Esiste un passaggio di 30-40 centimetri», spiega Roberto Rossi, presidente dei No Gpl, «dove verosimilmente gli operai riescono a passare. Non capiamo però da dove sia arrivata la montagna di sabbia che è apparsa da pochi giorni vicino ai bomboloni. Non è pensabile che sia stata utilizzata una chiatta, dato che la banchina è sotto sequestro e peraltro non è mai stata collaudata e quindi non si può usare per l’attracco». Perplessità che sono sorte anche al vicesindaco. «Chiederemo alla Capitaneria di porto di fare controlli», spiega Veronese, «chi ha eseguito il sequestro per conto della Procura ha poi il compito di vigilare che sia rispettato».
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