Gpl, esposto in Corte dei conti su Aspo

Chioggia. Il comitato contro il deposito di gas liquido chiede una verifica su una serie di operazioni dell’azienda del Porto
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. Un esposto alla Corte dei conti per chiedere verifiche su come l’Azienda speicale per il porto di Chioggia (Aspo) abbia utilizzato i fondi pubblici in 40 anni di esistenza. Questa l’ultima carta che si è giocato il comitato No Gpl che da quattro mesi sta dando battaglia in tutte le sedi e con ogni strumento (esposti, diffide, segnalazioni) all’impianto di stoccaggio del gas (Gpl) in costruzione a Val da Rio. Le attenzioni questa volta sono rivolte all’Azienda speciale per il porto, “rea” di aver affittato a Socogas i terreni di Punta Colombi, dopo averli acquistati da privati.

«Chiediamo chiarezza su più questioni», spiega Roberto Rossi, presidente del comitato, «Aspo è stata istituita nel 1979 su mandato della Camera di commercio con alcune finalità ben precise, esplicitate nello statuto. Tra gli obiettivi principali stimolare e favorire lo sviluppo delle attività marittime portuali, fluviali e di navigazione interna, coordinare le attività e rappresentare all’esterno la realtà portuale. A distanza di 40 anni, e dopo decine e decine di milioni di euro stanziati dallo Stato e dall’Unione europea, chiediamo cosa sia stato realizzato».

Nell’esposto, inviato in copia anche alla Procura di Venezia, al Ministero dei trasporti e all’Autorità anticorruzione, si elencano una serie di infrastrutture (piazzali e centro direzionale) poco utilizzati o utilizzati per scopi diversi dall’attività portuale.

«L’accordo che Aspo ha chiuso con Socogas», sostiene Rossi, «non è di certo in linea con gli scopi costitutivi dell’azienda. Aspo, forse per far fronte a una situazione economica non brillante, ha dato in concessione a Socogas terreni acquistati con soldi pubblici, e mai trasferiti al Demanio come dovrebbe succedere per quell’area, quando in precedenza li aveva negati al Comune per trasferirvi il mercato ittico all’ingrosso perché non compatibile con le attività del porto. Ci chiediamo anche se sia lecito che la banchina, che dovrà servire al travaso di gpl, sia data in concessione esclusiva per un numero di anni non conosciuto ricordando che quella banchina, da poco ultimata, è costata 20 milioni di euro di soldi pubblici».

Nell’esposto si ricorda anche che a Aspo la Regione ha assegnato 30 milioni di euro per la bonifica dell’ex discarica che confina col deposito gpl, per realizzare un ulteriore piazzale che «rimarrà inesorabilmente vuoto perché nessuno si arrischierà a lavorare a pochi metri da un impianto di questo genere, a meno che non sia riservato a un ulteriore ampliamento del deposito».

L’esposto si chiude con una serie di quesiti, a cui dovrebbe rispondere la Corte dei conti se riterrà ammissibile l’istanza. Si chiede con quali criteri Aspo affitti terreni e locali del centro direzionale, come abbia utilizzato gli ingenti finanziamenti pubblici a fronte di un “porto in costante declino”, perché abbia ottenuto la responsabilità dell’intervento sulla discarica e come mai la Capitaneria di porto, autorità che ha competenza sulla concessioni, non sia stata coinvolta nelle decisioni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia