Gpl, da Roma nessuna risposta

Chioggia. Muti Ministero e Governo dopo i quesiti presentati dal Comune sull’autorizzazione edilizia
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. Ancora nessuna risposta dal Ministero delle infrastrutture. Il Governo, incalzato da un quesito scritto del sindaco Alessandro Ferro e sollecitato sullo stesso punto nel question time di martedì dal deputato Marco Da Villa, continua a non rispondere alla domanda se il decreto interministeriale del 26 maggio 2015 funga da autorizzazione unica o se manchi il titolo edilizio che darebbe modo di bloccare i lavori del contestato deposito di gpl. A denunciare la mancanza di risposte il vicesindaco Marco Veronese.

La Procura di Venezia intanto sta lavorando su più fronti (ambientale, urbanistico, amministrativo) con il pool di quattro magistrati, ma c’è un aspetto tecnico che da solo, se confermato, basterebbe per fermare i lavori. Un dubbio sollevato dall’amministrazione comunale già nella scorsa estate e rispolverato l’8 marzo dall’Avvocatura civica regionale che ha suggerito la strada come possibile soluzione. Un dispositivo di legge inserito nella finanziaria 2015 (legge 190 del 2014) indicherebbe che il decreto interministeriale non sia da considerarsi autorizzazione unica, ma vi dovesse seguire un titolo edilizio rilasciato dal Comune. «Su questo noi ci eravamo mossi già mesi fa», spiega Veronese, «abbiamo inviato un quesito specifico al ministero il 10 agosto 2016 e abbiamo ottenuto una risposta evasiva e insufficiente un paio di mesi dopo. Non ci siamo dati per vinti, pochi giorni fa abbiamo inviato un secondo quesito e abbiamo chiesto al nostro deputato Da Villa di porre la stessa domanda nel question time previsto in commissione parlamentare in modo da avere una risposta immediata. Anche in questo caso il ministro ha risposto in maniera evasiva senza chiarire le valenze dettagliate dell’autorizzazione ministeriale. A oggi quindi non abbiamo conferma se l’autorizzazione costituisca o meno permesso di costruire». Alle accuse di immobilismo del Pd, che nei giorni scorsi aveva sollecitato il sindaco a fermare i lavori facendo leva sulla mancanza del titolo edilizio, Veronese risponde chiedendo al partito di Governo di adoperarsi in sede ministeriale per ottenere una risposta chiara e definitiva.

Nei giorni scorsi il vicesindaco ha partecipato anche a un incontro di EuropaNostra, un’associazione di cittadini che si adopera per la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale dell’Europa. «I partecipanti, molti dei quali stranieri», spiega Veronese, «si sono chiesti come sia possibile che lo Stato italiano prima emani delle leggi, come la 71 del 1973 a tutela della laguna vietando la nuova costruzione di impianti o depositi industriali e di combustibili fossili, e poi autorizzi depositi grandi come quello di Chioggia».

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