Gomorra, il comandante dei Carabinieri: "E' come un cancro"
Ecco come agivano gli uomini dei clan in Veneto: "Prestavano soldi a chi era in difficoltà. Poi anche sequestri e pestaggi per inglobare l'azienda"

Il comandante Michele Vito Sarno
VICENZA. Un'indagine complessa e articolata partita nell'agosto del 2010, in cui le intercettazioni telefoniche hanno avuto una parte fondamentale, grazie al lavoro svolto dalla Dia, Direzione Investigativa Antimafia di Padova, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia. I carabinieri di Vicenza, come sottolinea il comandante provinciale, colonnello Michele Vito Sarno, hanno lavorato in perfetta sinergia con tutti questi organismi investigativi fino a chiudere il cerchio attorno a un'efferata organizzazione criminale di stampo camorristico legata al clan campano dei Casalesi.
"E' la prima volta che portiamo allo scoperto un'organizzazione criminale del genere - fa notare il colonnello Sarno - io dico che si tratta di un male di natura oncologica, un vero e proprio cancro che porterà a scoprire nei prossimi giorni ulteriori sviluppi e altre vittime di questi criminali".
La banda faceva la spola tra Campania e Veneto: 29 gli arresti eseguiti in queste ore, decine le perquisizioni, un centinaio, almeno per ora, le imprese coinvolte in brutte storie di usura ed estorsione. L'organizzazione, che si occupava in prima battuta di recupero crediti, diventava poi anche una finanziaria occulta che gestiva i beni e le stesse aziende cedute dai debitori strozzati da prestiti che arrivavano alla fine anche ad interessi del 180%.
"Un'organizzazione ben definita, organizzata gerarchicamente - spiega il comandante Sarno - ognuno aveva compiti precisi, compiti operativi, amministrativi, c'erano anche dei prestanome 'puliti' a cui venivano intestate le società cadute nella rete degli usurai. Prima venivano sequestrati beni, macchinari, immobili, poi
fatalmente la stessa società veniva fagocitata dai creditori che avevano usato metodi illegali, minacce, pestaggi veri e propri per avere i soldi dovuti".
I carabinieri riferiscono persino di due sequestri di persona, un padre e figlio imprenditori presi dai camorristi, immobilizzati nella sede della propria azienda e pestati selvaggiamente dai creditori davanti ai propri operai. "Un esempio lampante - spiega Sarno - per tutti quelli che avevano chiesto soldi ed erano in
difficoltà".
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