"Godo nel vedere decapitazioni". Al via il processo a Meriem
La giovane veneta di origine marocchine fuggita in Siria per arruolarsi nel cosiddetto Stato islamico. Intanto lei ha tentato di rientrare in Italia
VENEZIA. Ha preso il via, oggi, martedì 16, a Venezia, il processo per terrorismo a carico di Meriem Rehailly, la ragazza di Arzergrande (Padova) fuggita a Raqqa, in Siria, per entrare nelle fila dell'Isis per sua stessa ammissione.
Nel corso dell'udienza - la giovane è latitante dal suo allontanamento dall'Italia - il pubblico ministero Francesca Crupi ha presentato la lista testimoni, undici persone tra carabinieri, genitori, amici e insegnanti della giovane. Quindi ha chiesto che venissero ammesse come elemento di prova, intercettazioni telefoniche, documentazione informatica e l'interrogatorio dell'imputata se mai rientrerà in Italia. Nessuna eccezione è stata presentata dalla difesa d'ufficio dell'avvocato Andrea Niero.
La prossima udienza, l'11 luglio, prevede la nomina di un perito per la traduzione dall'arabo di numerose telefonate e l'eventuale assistenza della madre nel momento della testimonianza perché questa conosce poco l'italiano. Sarà poi la volta dei testimoni che saranno sentiti nel pomeriggio del 19 settembre e la mattina del 21 ottobre.
Pesano sulle scelte di Meriem le affermazioni, anche sui social, in cui diceva "godo nel vedere decapitazioni" e altri passaggi in cui inneggia alla jihad.
Nel fascicolo processuale anche la sua prima telefonata alla madre dopo aver raggiunto Raqqa partendo dall'aeroporto di Bologna, del luglio del 2015 in cui dice "sono arrivata, ci vediamo in paradiso".
L'ultimo contatto con la famiglia è del settembre del 2016 quando al padre dice, come in un colloquio precedente, di voler tornare a casa ma di non essere in grado di farlo. Poi il nulla.
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