Gli stagionali senza indennità, sindacati in rivolta

Nella riforma del lavoro contratti a tempo indeterminato per tutti, ma salta l’assegno di disoccupazione nei periodi di stop

MESTRE. L’applicazione del Jobs Act, con i previsti sgravi fiscali per le imprese che trasformano le assunzioni a tempo determinato con contratti a tempo indetermiato e a tutele crescenti, rischia di trasformarsi in un gran vantaggio solo per gli imprenditori, mentre per i lavoratori dipendenti potrebbe rivelarsi per loro - o già si è rilevato, come sta succedendo nel settore del turismo e del trasporto aereo - in una grande “fregatura”. L’esercito di quasi ventimila lavoratori stagionali (turismo, servizi e industria) della provincia di Venezia è in allarme: il Jobs Act - il piano del lavoro varato dal Governo e approvato in Parlamento - se da un lato incentiva le assunzioni a tempo indeterminato, anche di lavoratori con un contratto stagionale, dall’altro priva migliaia di lavoratori del sussidio di disoccupazione durante mesi nei quali non lavorano e non percepiscono la busta paga, pur continuando ad avere un posto ”fisso”.

La nuova normativa, infatti, abolisce dal prossimo 1° maggio gli attuali sussidi di disoccupazione (Minispi e Aspi), con un nuovo ammortizzatore sociale chiamato Naspi che riconosciuta ai lavoratori licenziati con almeno 13 settimane di contribuzione previdenziale nei quattro anni precedenti alla disoccupazione e 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti l’inizio della disoccupazione. Se questi requisiti non sussistono, il lavoratore stagionale si ritroverà con un contratto a tempo indeterminato che gli garantisce la busta paga nei mesi di lavoro - soprattutto in estate come succede in una provincia ad alta presenza turistica (34 milioni di presenze l’anno scorso) - ma niente sussidio di disoccupazione o qualsiasi altro reddito nei mesi in cui non lavora. Il problema riguarda non solo i dipendenti di ristoranti, hotel, campeggi, stabilimenti balneari e agenzie turistiche; ma anche quelli dei grandi centri commerciali e perfino quelli i numerosi stagionali che lavorano in aeroporto, a Tessera, per le società di handling che garantiscono i servizi di terra e bagagli agli aerei in arrivo e partenza. Il problema - destinato a ingigantirsi con il passare dei mesi - è stato sollevato dai sindacati confederali locali e nazionali.

«Purtroppo, capita che si fanno le leggi in materia di lavoro, senza conoscerlo», sostengono i sindacati del commercio di Cgil, Cisl, Uil. «I contratti a tempo indeterminato non possono essere incentivati se poi si finisce per tagliare le tutele a lavoratori già a forte rischio di precarietà retributiva per il fatto di essere strutturalmente costretti a lavorare pochi mesi l’anno in settori tipicamente stagionali». «A parità di retribuzione e di numero di giornate lavorate», sottolineano ancora i sindacati di categoria, «l’importo dell’indennità diminuisce all’aumentare del numero di settimane di effettiva prestazione lavorativa. Chi lavora con molte interruzioni e raggiunge il requisito per somma di giornate effettuate in periodi lunghi di tempo riceve meno di chi può contare su rapporti di lavoro più stabili e lineari». Su Facebook è stato creato il gruppo “Lavoratori stagionali”, che conta quasi 5mila iscritti, mentre su Twitter è partito l’hashtag #naspistagionali. C’è anche il sito di petizioni change.org che ha lanciato un appello al presidente dell’Inps, Tito Boeri, affinché intervenga per correggere il tiro.

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