Gli operatori portuali a Delrio «Non vogliamo un commissario»
Tirato per la giacca da questa e quella categoria economica e dalle forze politiche veneziane, ognuna con una sua proposta diversa e contrapposta a quella degli altri, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio aveva ipotizzato nei giorni scorsi il nome di Stefano Corsini come presidente manager della nuova Autorità di sistema del porto unificato di Venezia e Chioggia.
L’ingegnere marittimo Stefano Corsini attualmente riveste il ruolo di coordinatore della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha alle spalle una significativa esperienza nel settore marittimo e delle infrastrutture ed è uno dei pianificatori del Cipe. La proposta è stata però respinta, ancor prima di essere ufficializzata, dagli operatori portuali che integrano il Tavolo per l’economia portuale e marittima di Venezia, i quali insistono sulla necessità di nominare un tecnico locale, come Andrea Razzini (già segretario del porto di Venezia e amministratore delegato del Terminal Passeggeri) o Michele Conticelli, attuale direttore operativo del porto veneziano. «A fronte delle notizie sulla possibile designazione del nuovo presidente che ricada su un tecnico di provenienza ministeriale», spiega una nota stampa del Tavolo per l’economia marittima veneziana, «intendiamo esprimere tutta la preoccupazione degli operatori portuali per una scelta che in pratica corrisponderebbe ad un vero e proprio comissariamento del porto in nome di una logica dirigistica che mal si concilia con le esigenze di sviluppo e rilancio, non solo della realtà veneziana, ma dell’intero sistema portuale dell’Alto Adriatico. Pur rispettando l’autonomia dell’amministrazione centrale riaffermiamo con forza la convinzione che la persona designata, oltre che di sicura competenza tecnica, debba essere in grado di interpretare e difendere le potenzialità della realtà locale, quale unica garanzia di armonico sviluppo del potenziale logistico dell’intera area nell’interesse dell’economia locale, regionale, italiana ed europea».
Anche Confetra Nordest - associazione che rappresenta oltre 2.400 aziende del Trivento - ha ribadito che «è necessario decidere subito scegliendo un tecnico preparato» e non l’ennesimo commissario.
Fatto sta che ad oltre un mese dalla data prevista per il ricambio ai vertici delle nuove Autorità di Sistema Portuale, Venezia e Chioggia aspettano ancora di sapere chi sarà il nuovo presidente-manager che succederà all’uscente Paolo Costa che in quanto pensionato dello Stato non può prolungare il suo mandato ma lascia in eredità lo “scottante“ progetto di costruzione del porto offshore al largo di Malamocco.
Il totonomi per il porto unificato della laguna di Venezia continua, infatti, a dividere al loro interno potenti associazioni di categoria veneziane, come Confindustria, Coldiretti e Confartigianato che ufficialmente hanno proposto il nome di Michele Gambato, mentre molte aziende portuali iscritte alle stesse associazioni non lo vogliono. È il caso dei terminalisti e operatori del porto commerciale di Venezia che di Gambato non vogliono nemmeno sentire parlare e insistono su un «tecnico capace di interloquire con le diverse forze economiche e politiche del nostro territorio e di affrontare i problemi più urgenti della mancata funzionalità conca di navigazione del Mose e la percorribilità del canale Malamocco-Marghera anche in caso di nebbia fitta».
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