Gli avvocati: "La Costa Diadema va pignorata"
MARGHERA. Gli avvocati Francesco Diroma, Gaio Tesser e Ezio Torrella si sono presentati ieri mattina in via delle Industrie 18 a Marghera, in sede Fincantieri: per pignorare la “Costa Diadema”, la nuova e fiammante ammiraglia di Costa Crociere, varata solo qualche giorno fa. L’ufficiale giudiziario se ne è andato via qualche ora più tardi, con in mano un assegno da 1,359 milioni di euro (più 759 euro, a voler essere precisi) come deposito cauzionale versato da Fincantieri tramite un loro legale, giunto al “volo” da Trieste per evitare il clamoroso pignoramento.
La vicenda è quella più volte raccontata della morte di Vincenzo Castellano, operaio Fincantieri: il 10 maggio 2002, l’uomo era caduto dentro una condotta di aerazione, coperta da un telo ignifugo, mentre stava compiendo alcune saldature, precipitando per 30 metri e finendo contro uno dei motori della nave. Era rimasto invalido al 100 per 100 e, sei anni dopo, era morto. Dodici anni di battaglie legali: prima un procedimento penale per lesioni gravissime (con un risarcimento di 2 milioni di euro), poi annullato dalla Corte d’Appello di Venezia perché nel frattempo Vincenzo Castellano era morto. A febbraio, la sentenza con la quale il giudice Rocco Valeggia (nel febbraio 2014) ha condannato Fincantieri per omicidio colposo e a risarcire con 1,1 milioni di euro, la famiglia Castellano. Sentenza della quale si sono fatti forti ieri i tre legali per chiedere il pignoramento delle 132 mila tonnellate di stazza della “Costa Diadema” a garanzia del risarcimento, che da parte sua Fincantieri ha sinora contestato, sostenendo di aver già liquidato 2 milioni di euro in occasione del primo processo e di essere semmai “in credito”.
«Arroganti, si sentono superiori: da 12 anni costringono mia madre in tribunale», si sfoga Pasquale Castellano, fratello di Vincenzo, «loro non mollano? E noi tanto meno». A febbraio, i legali della famiglia avevano già ottenuto un “precetto navale”, pignorando la “Regal Princess”, la nave da crociera della compagnia di navigazione «Carnival» quasi ultimata nei cantieri della grande azienda controllata dallo Stato di Monfalcone. Ma proprio pochi giorni fa, il Tribunale di Gorizia aveva dichiarato illegittimo l’atto, sostenendo che la nave era già stata consegnata all’armatore e, dunque, non era nella proprietà di Fincantieri, condannando così la famiglia Castellano a risarcire 13 mila euro di spese legali. Senza però demordere: così ieri i tre avvocati si sono presentati negli uffici del cantiere navale, puntando l’obiettivo ai 306 metri del “pezzo grosso” in bacino. L’assegno versato ieri da Fincantieri, comunque, non andrà alla famiglia: sarà il Tribunale a dover decidere sulla destinazione della garanzia versata in fretta e furia dalla società (il 20 per cento in più di quanto liquidato dal giudice, come prevede la legge in questi casi) per evitare i sigilli all’ammiraglia Costa, costata 550 milioni.
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