Gli avvocati in sciopero il tribunale è paralizzato
VENEZIA. Avvocati penalisti in sciopero, paralizzato il tribunale in piazzale Roma: è scattata ieri l’astensione degli avvocati veneziani, al pari dei colleghi di tutta Italia, per protestare contro l’approvazione da parte del Senato del disegno di legge con le modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario.
Lo sciopero degli avvocati, proclamato dalla giunta dell’Unione delle Camere penali italiane, proseguirà fino a venerdì. Già ieri erano ben evidenti nelle aule del tribunale penale a Venezia i risultati della protesta, tenuto conto dell’adesione pressoché totale da parte degli avvocati. Quasi tutte le udienze davanti ai giudici monocratici sono state rinviate per l’assenza di almeno uno degli avvocati che sarebbero dovuti essere presenti. Oggi e per i giorni a venire, lo scenario tra aule e corridoi della Cittadella della giustizia dovrebbe essere lo stesso. Garantiti esclusivamente i processi per direttissima, le udienze di convalida degli arresti e le udienze di garanzia.
Ieri la Camera penale veneziana ha convocato un’assemblea con gli avvocati, al termine della quale la presidente Annamaria Marin, il vice Giorgio Bortolotto e il segretario Simone Vianello hanno illustrato i contenuti della protesta.
«Nutriamo una grande preoccupazione, oltre che una decisa contrarietà, rispetto al disegno di legge e in particolare rispetto alle disposizioni previste in materia di processo a distanza e prescrizione», ha chiarito Marin, «Chiariamo una cosa: il ddl, che non è stato licenziato da alcuna commissione di giuristi, non riguarda gli addetti ai lavori ma l’intera collettività. Si prefigura un processo con connotati contrari ai principi costituzionali». Secondo gli avvocati, quanto al processo a distanza (i detenuti potranno presenziare in videoconferenza), vengono lesi i principi sacrosanti della partecipazione dell’imputato al suo processo e del rapporto diretto con il difensore. «Il tutto nel nome del risparmio», denuncia Marin. C’è poi la sospensione della prescrizione «che dilata indebitamente i tempi, peraltro già troppo lunghi, del processo», denunciano gli avvocati della Camera penale, e l’aumento della pena minima per furto, rapina e voto di scambio: «Come sono stati selezionati questi reati? Non c’è emergenza», ha tuonato Bortolotto, «È una mossa per cercare consenso di tipo elettorale». E ancora la delega al Governo per la revisione delle misure di sicurezza nelle Rems, «un modo per riaprire gli ospedali psichiatrici giudiziari sotto altro nome».
Dopo la settimana di sciopero, le Camere penali italiane non escludono altre iniziative contro il ddl.
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