Gli agricoltori: «Situazione drammatica per mancanza d’acqua»

Produzione in pericolo per mais, soia, barbabietole e ortaggi. I disagi vanno da Cavallino all’Adige

MESTRE. «La situazione è tra le più gravi degli ultimi anni», dice la Coldiretti, parlando del problema della siccità che in queste settimane sta colpendo l’agricoltura. In questo periodo gli agricoltori sono concentrati sono concentrati sulle colture come mais, barbabietola da zucchero, soia e naturalmente le orticole la cui produzione necessita di irrigazione costante.

«In particolare nelle serre del Cavallino a causa delle elevate temperature le irrigazioni devono essere incrementate per consentire la crescita degli ortaggi con un conseguente maggiore dispendio di risorse», fa sapere la Coldiretti, «mentre colture a pieno campo come barbabietola e mais risultano già in grave sofferenza.

Molti coltivatori dell’Estuario e di Chioggia fanno i conti con un accumulo di salinità nel terreno che naturalmente porta a creare malattie se non a compromettere del tutto la coltivazione, seccandola». Durante la prima decade di giugno - rilevano gli agricoltori - le temperature sono state di ben 3,2 gradi superiori alla media con il 30 % in meno di precipitazioni. La preoccupazione è proprio legata alla mancanza di acqua: la portata dei fiumi è disciplinata dalla legge e attualmente si parla di garantire un minimo di flusso vitale individuato nel parametro di 10 metri cubi al secondo.

Più che l’abbassamento del livello dei fiumi allarma quello delle falde: 2 metri in meno rispetto al passato. «Purtroppo paghiamo le spese della siccità dei mesi invernali», dice il presidente di Coldiretti Venezia Iacopo Giraldo, «e considerando lo stato attuale della situazione per alcune colture come mais e barbabietola il raccolto è compromesso per un 50%». «Soia e mais sono in grande sofferenza, incominciano a esserci rischi anche per i vitigni», aggiunge Paolo Quaggio, presidente di Cia Venezia, «L’inverno è stato secco, e non è nevicato. E gli episodi piovosi sono ormai rari e violenti. La situazione è drammatica ma non ci sono soluzioni immediate, purtroppo». Quaggio ricorda il piano degli invasi ideato nel 1974, dopo la alluvione: doveva servire per creare vasche di laminazione per evitare nuovi allagamenti. Ma i bacini sarebbero potuti essere utilizzati come invasi nei periodi di siccità. Ma quel piano è rimasto chiuso nel cassetto.

E così, molti agricoltori, pensano già ai rimborsi. Perché un modo per salvaguardare le colture e il reddito degli agricoltori: sono le assicurazioni per la gestione del rischio climatico ambientale. A ricordarlo è il Consorzio di Venezia per la difesa delle colture agrarie dalle avversità, che conta più di 1500 associati e li assiste da più di 40 anni. «L’assicurazione contro le avversità atmosferiche o ambientali è l’unico strumento che permette alle Aziende agricole di proteggere il proprio raccolto e il proprio reddito ed avere - in caso di danno - il risarcimento spettante in tempi brevi, solitamente entro la fine dell’anno». «Il nostro obiettivo», dicono i responsabili del Consorzio, «è di consigliere e guidare gli agricoltori, seguendo le trattative con le compagnie di assicurazione, elaborando condizioni contrattuali migliorative, monitorando le produzioni assicurate e occupandosi della gestione amministrativa delle pratiche». (f.fur.)


 

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