Gli accoltellatori sono stati scarcerati

Caorle. Disposta la non convalida dell’arresto in quanto è trascorsa la flagranza del reato. Mazzarotto finisce ai domiciliari
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - CAORLE - CAGIANO UMBERTO
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - CAORLE - CAGIANO UMBERTO
CAORLE. «Io non capisco». Così il padre di Umberto Cagiano, Pasquale titolare del ristorante Ai Bragozzi, ha commentato l’esito dell’udienza di convalida del fermo sui fatti di Caorle. Sono trascorsi 4 giorni dall’accoltellamento del figlio. Alla fine il giudice Rodolfo Piccin ha disposto, ieri mattina, la “non convalida” dell’arresto, in quanto è trascorsa la flagranza. Ha disposto comunque i domiciliari per Giulio Mazzarotto e la scarcerazione per Stefano Cibin.


«È assolutamente estraneo ai fatti», ha spiegato il suo avvocato Rampazzo, «Cibin si è trovato in una situazione diversa che non c’entra nulla con l’accoltellamento». Stefano, per giunta, conosceva sia Umberto che l’amico di Umberto, Andrea Ceccotto, che ha subìto il danneggiamento del cellulare. I due ragazzi, amici da una vita, entrambi di Pontecrepaldo, erano difesi dall’avvocato Seno e dall’avvocato Rampazzo, che si è avvalso della collaborazione del collega Chiarenza. «Non capisco questa decisione, dovrò parlare con il mio avvocato», ha commentato sorpreso, e sicuramente amareggiato Pasquale Cagiano», «mio figlio intanto recupera bene e migliora giorno dopo giorno, ma per la vicenda relativa all’accoltellamento dovrò consultarmi con il mio legale. Non credo verrà dimesso presto dall’ospedale». Nessun accenno a un eventuale perdono, anzi. Pasquale Cagiano aveva accusato i ragazzi arrestati di aver tentato di uccidere suo figlio. Sentirà a breve il suo legale, Luciano Striuli. Di sicuro la decisione del Tribunale di Pordenone ha gettato una coltre di amarezza nella famiglia di Umberto e nella comunità di Caorle che ha difeso a spada tratta i ragazzi. È altrettanto vero, tuttavia, che anche l’atteggiamento del gruppo di giovani venuto a contatto con quelli di Pontecrepaldo non sarebbe stato positivo. Lo riferiscono le testimonianze.


«Quando ti hanno preso in quel modo non ci ho visto più». Così si era giustificato, poi hanno riferito la frase ai carabinieri, Giulio Mazzarotto rivolgendosi a Stefano Cibin nel tragitto verso casa. Dalle testimonianze, fornite all’Arma, emergono altri nuovi particolari. La ragazza oggetto della contesa,accusata forse ingiustamente della rottura di uno smartphone, ha confermato di essere stata urtata da uno dei ragazzi di Caorle, Andrea Ceccotto. E qui c’è un altro episodio che rende la vicenda ancora più assurda. Poco prima i toni tra i gruppi erano molto amichevoli. Al punto che Stefano Cibin e Umberto Cagiano si stavano facendo un selfie assieme. È lì che è caduto il cellulare di Ceccotto, rompendosi. E da lì Ceccotto ha chiesto chiarimenti, sopra le righe sembra. Era davvero colpa della ragazza? Cibin e Ceccotto si sono affrontati da una parte, Mazzarotto e Cagiano dall’altra.


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