“Giusto tra le nazioni” ai coniugi Casarotto

PORTOGRUARO. Commovente cerimonia ieri mattina nella sala consiliare del municipio dove sono stati consegnati, postumi, i riconoscimenti di “Giusto tra le nazioni” a tre importanti figure che hanno...
© foto Gavagnin 2014 riproduzione vietata PORTOGRUARO consegna medaglia DI GIUSTO FRA LE NAZIONI ALLA SIGNORA INES (figlia dei Casarotto)
© foto Gavagnin 2014 riproduzione vietata PORTOGRUARO consegna medaglia DI GIUSTO FRA LE NAZIONI ALLA SIGNORA INES (figlia dei Casarotto)

PORTOGRUARO. Commovente cerimonia ieri mattina nella sala consiliare del municipio dove sono stati consegnati, postumi, i riconoscimenti di “Giusto tra le nazioni” a tre importanti figure che hanno salvato la vita a cittadini ebrei perseguitati durante la Seconda guerra mondiale.

A ritirare la prestigiosa onorificenza, istituita dallo stato di Israele è stata la figlia dei coniugi portogruaresi Giuseppe Casarotto e Teresa Pozzato, Ines Casarotto; e i nipoti di monsignor Agostino Bellato, di Padova, mancato nel 1988, fondatore della parrocchia Sacra Famiglia nella città del Santo. Tra i presenti anche la “Giusta tra le nazioni” portogruarese Elsa Poianella Bellio, cui venne concesso questo riconoscimento nel 1999; e per la diocesi di Padova il Vicario Generale della Curia, monsignor Paolo Doni, accompagnato dal parroco della Sacra famiglia di Padova, don Massimo Facchin.

Sia i coniugi Casarotto, sia Bellato si sono adoperati per salvare la vita alla famiglia Ancona, composta dal capofamiglia di origine ebrea Aldo, dalla moglie (cattolica) Francesca Sabbia, e dal figlio Marcello Ancona, che, commosso, ha preso parte alla significativa cerimonia. La famiglia Ancona transitò a Portogruaro nel dicembre 1943. Un periodo buio, caratterizzato dall’occupazione della Germania nazista. La città del Lemene faceva parte del Litorale Adriatico, la regione annessa direttamente al Reich (il resto d’Italia era invece occupato dall’esercito tedesco). I Casarotto trattarono gli Ancona come persone di famiglia. Nell’agosto del 44 la situazione stava precipitando in riva al Lemene, sicchè gli Ancona decisero di scappare. Le strade si divisero. Aldo andò a Crema; la moglie e il piccolo Marcello, all’epoca 15enne, si rifugiarono da don Agostino Bellato, a Padova. (r.p.)

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