«Giustizia per Silvano» Manifesto in municipio
SAN STINO. Una delegazione del Comune sanstinese prenderà parte ai funerali, appena verrà recuperata e rimpatriata, si spera in tempi brevi, la salma di Silvano Trevisan, l’ingegnere di 69 anni, dipendente della ditta libanese Setraco, ucciso dai terroristi islamici di Ansaru, nel Nord-Est della Nigeria. Trevisan era stato rapito durante un’imboscata il 17 febbraio scorso. Ieri sul balcone del municipio è apparsa la scritta “Giustizia per Silvano Trevisan”, la cui vicenda, lamentano a San Stino e non solo, sembra essere stata affrontata con un po’ di indifferenza dai media nazionali. «Non ne hanno parlato molto purtroppo», ha riferito qualche passante, «forse con una maggiore informazione i terroristi avrebbero potuto liberarlo». Quasi certamente i funerali verranno celebrati a Oristano, in Sardegna. Nella città sarda abitano l’ex moglie Mirca, con la quale Trevisan non aveva più grandi rapporti, e la figlia Erina di 33 anni. Entrambe la sera di domenica sono volate a Roma in attesa di notizie sul rimpatrio del corpo. Sono state convocate dalla Farnesina, che ha provveduto a dar loro assistenza. Il ministero degli Esteri ha lavorato per trovare la conferma alla notizia che i terroristi di Ansaru avevano già fatto circolare nel pomeriggio di sabato. Un video ancora più cruento, immesso nel circuito mediatico del terrore domenica mattina, non lasciava adito ad alcun dubbio: Trevisan era stato ucciso. Si sono chiusi nel loro dolore, a Castelgoffredo di Mantova, la sorella Olinda, il cognato e il nipote, tutti e tre in attesa di sviluppi positivi da giorni. Quella di Silvano poi era stata una vita in salita. Orfano di madre da piccolo ha vissuto in centro a San Stino fino all’età di 11 anni, emigrando con il resto della famiglia a Segrate, nel milanese, e a Casale Monferrato, nell’alessandrino. Dopo la laurea a Milano si era stabilito in Sardegna, quindi dopo la separazione dal 1994 abitava in Nigeria. «Pare impossibile che la tua Africa, che tu amavi così tanto, ti abbia tradito, la tua è stata una morte gloriosa» ha scritto un nostro lettore sul sito de La Nuova. Da quando si era trasferito in Nigeria poi, solo una volta Trevisan era tornato in Italia; rimase un mese a Mantova in compagnia della sorella. Poi ripartì. La Nigeria, una nazione che lui amava, lo ha portato a morire: Trevisan e gli altri ostaggi uccisi erano visti come nemici dai terroristi. E, intanto, il Comune di San Stino ha adottato una serie di iniziative per non dimenticare un dramma toppo grave per la località. Il sito internet è listato a lutto, mentre dal balcone compare la foto di Trevisan con la scritta “Giustizia per Silvano”.
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