Giustizia, a Veneziaè allarme prescrizione
Denuncia alla vigilia del via al nuovo anno giudiziario. In Corte d'Appello a Venezia nove magistrati per quasi 11.000 cause. La presidente Romei Pasetti: «Poco personale, non riusciamo a smaltire l'arretrato»

VENEZIA. Per la presidente della Corte d'appello Pasetti i giudici si sentono come l'atleta che si allena sul tapis-roulant: corre ma resta fermo sullo stesso punto. E il procuratore generale Pietro Calogero lancia l'allarme: «Sono migliaia i procedimenti che vanno in prescrizione e la disarticolazione della giustizia rischia di produrre una mutazione genetica, l'erosione di principi costituzionali come l'eguaglianza davanti alla legge, l'obbligatorietà dell'azione penale, la ragionevole durata del processo». «Nel 150º dell'Unità d'Italia, l'organizzazione e il funzionamento della giustizia, legata a criteri rigidamente centralistici, non è in grado, senza adeguate riforme e risorse, di fronteggiare la richiesta di giustizia», scrive Manuela Romei Pasetti nelle prime righe della relazione che domani leggerà davanti alle autorità della Regione presenti per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Non si limiterà, però, a fornire numeri e statistiche.
«Certo - afferma anticipando la questione centrale - il nostro distretto giudiziario galleggia, si limita ad esaurire i procedimenti che entrano, ma non riesce a smaltire l'arretrato (le pendenze civili sono 14 mila 182). Ormai è una litania ogni anno, ma non mi stancherò di ripeterlo perché, nonostante gli sforzi di magistrati e personale amministrativo, siamo ben lontani dalla definizione di un procedimento civile in due anni, quelli previsti in sede europea: la media è di 3 anni e 17 giorni e addirittura di sei anni per la sentenza di secondo grado nella causa di lavoro». «Mancano provvedimenti governativi adeguati» sottolinea e a dimostrazione della sua affermazione spiega che nel 2009 la pianta organica prevedeva per il personale amministrativo 1324 unità, ma presenti c'erano 954 persone con una scopertura del 28 per cento. Quest'anno il ministero è riuscito ad abbassare la scopertura all'8,2 per cento senza mandare un uomo in più, ha semplicemente ridotto la pianta organica a 1027, con 902 presenze».
Insomma, invece che assumere il ministero della Giustizia ha utilizzato il vecchio trucco per rendere potabile l'acqua: quando venne scoperta un'alta concentrazione di atrazina, superiore al limite previsto dalla legge, invece che disinquinare, con un decreto venne alzato il limite. Anche nel penale la situazione è tragica. I procedimenti sono leggermente diminuti in entrata rispetto all'anno scorso (-1,6 per cento), ma le pendenze sono aumentate del 10 per cento (sono 18 mila negli otto Tribunali della Regione). In Corte d'appello è ancora peggio: i magistrati in servizio sulla carta dovrebbero essere tredici, ma due posti sono vacanti, due sono assenti (uno chiamato a Roma nella commissione d'esame per i magistrati, l'altro in malattia) e ne rimangono 9: le pendenze sono 10752. Aggiunge che nell'anno appena concluso su 16 mila procedimenti per 2900 (il 18,1 per cento) è stata dichiarata la prescrizione.
«Eppure lavorano - ricorda l'unica donna in Italia a ricoprire la carica di presidente di Corte d'appello - in tredici nell'anno appena trascorso hanno scritto 3861 sentenze, mentre a Milano in 46 ne hanno sfornate 3849 e, così, le pendenze sono diminuite del 2 per cento». Naturalmente non basta scriverle, poi ci vogliono i cancellieri che devono seguire l'iter per la loro pubblicazione: «Ecco allora che, per quanto riguarda la sezione Lavoro, ci sono 300 sentenze già bell'e pronte da mesi, ma che non vengono pubblicate perchè manca il personale amministrativo che può farlo» sottolinea. Infine, alcuni dati: le cause civili in Veneto hanno finalmente subìto una flessione del 2,3 per cento. Aumentati in gran numero, invece, esecuzioni immobiliari (+17,1 per cento: da 4409 a 5064) e quelle mobiliari (+20,4 per cento). Lo stesso i fallimenti, passati da 761 a 1127, con il Tribunale di Treviso a battere tutti con 680, seguito da quello di Padova con 604. Dati che rispecchiano i duri mesi della crisi economica. E, per la prima volta, in calo anche i divorzi: da 5009 a 4699.
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