«Giuste le verifiche, il referendum si fa»
Gian Angelo Bellati commenta la frenata del governatore Zaia sulla consultazione. «Il danno c’è se non si vota il 22 ottobre»
Interpress/Mazzega Venezia, 22.04.2015.- FOTO AEREE Nella foto Venezia e Ponte della Libertà
«Il presidente Zaia fa bene a fare le sue verifiche. È chiaro che proprio accorpando i due referendum si risparmiano quattrini, e dunque si evita il danno erariale. Motivazioni tecniche per rinviare il voto non ce ne sono. Siamo ancora in tempo e confidiamo che si andrà a votare il 22 ottobre». Gian Angelo Bellati, funzionario Ue, già candidato sindaco di Lega e liste civiche, scandisce le parole. Non vuole lo scontro frontale con la Regione e con la Lega. In teoria alleata degli autonomisti – che adesso hanno scelto la via del silenzio – sulla partita del referendum. Ma negli ultimi giorni il fuoco di fila dei contrari ha evidentemente messo qualche dubbio anche all’autonomista Zaia.
«Non porremo alcun ostacolo, nel momento in cui la consultazione risulti in regola con le norme e le leggi vigenti», ha detto. Cita i due ricorsi al Tar del Comune e annuncia «approfondimenti con la Prefettura e l’Avvocatura regionale. Un chiaro segnale di frenata dopo l’entusiasmo dei giorni scorsi. A sparare sui referendari era stata una pattuglia composita. Il sindaco Brugnaro, che ha presentato due ricorsi al Tar sull’illegittimità della consultazione, il governo pronto a impugnare gli atti davanti alla Corte Costituzionale («In contrasto con la legge Delrio»).
Dalla politica arrivano segnali a sinistra, con molti unionisti storici adesso pronti a discutere. Chiusura netta da Renato Brunetta («Stucchevole andare a votare per la quarta volta). Un «no» dagli industriali e dal patriarca, che ha polemizzato direttamente, con modalità insolite, contro i referendari.
Bellati, il referendum è saltato?
«Non credo. I tempi ci sono. Ripeto, giusto che il presidente Zaia faccia gli ultimi approfondimenti. Ma noi siamo tranquilli. Abbiamo pareri autorevolissimi sulla legittimità della consultazione».
Ci sono ancora i tempi tecnici per votare il 22 ottobre?
«Certo. C’è tempo fino al 7 settembre per convocare i comizi elettorali».
Ma è chiaro che il problema è politico. I poteri forti, come li chiamate voi, non vogliono la separazione.
«Io dico che problemi di altro tipo non ce ne sono».
Si sente tradito anche da Zaia, dopo che Brugnaro non vi ha appoggiato?
«Brugnaro aveva preso l’impegno di sostenere il referendum quando firmammo l’accordo per il ballottaggio. Per Zaia e per la Lega è diverso. Non credo potrebbero giustificare una marcia indietro clamorosa, dopo avere fatto dell’autonomia una loro priorità in campagna elettorale. Salvini ha anche detto di essere favorevole al referendum e alla separazione».
Sarebbe la quinta volta, che senso ha separarsi oggi?
«Cosa ha prodotto l’unione forzata lo vediamo. Venezia soffoca, Mestre non riesce a diventare una città normale. Peggio di così... Ci vogliono ormai è chiaro due amministrazioni separate, con due bilanci, due sedi, due assemblee libere di pensare provvedimenti dedicati. Fa piacere che anche nel Pd e nel centrosinistra comincino ora ad emergere posizioni nuove. Forse è proprio questo di cui hanno paura. Di perdere».
Dividere in tempi in cui si vuole unire...
«Che c’entra? Per i livelli superiori c’è sempre la Città Metropolitana, la Regione, lo Stato italiano, l’Unione europea, l’Onu. Ma Venezia e Mestre insieme non possono più stare».
Dicono che sarebbe un disastro economico.
«Hanno statistiche creative. Non è vero niente. Se ci faranno fare questa campagna elettorale lo spiegheremo bene. Abbiamo dati di segno esattamente contrario».
Cosa farete adesso?
Ci troviamo il 27 luglio per darci una linea e un comportamento unitario. Nel frattempo speriamo che le verifiche di Zaia abbiano dato esito positivo».
Nel caso non si votasse il 22 ottobre?
«Allora il referendum diventerebbe davvero difficile. In questi tempi di crisi non è semplice trovare un altro milione di euro. Proprio per questo credo che alla fine la Regione ci ripenserà».
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