«Giuseppe, un appassionato della vita»

Don Andrea, suo padrino alla Cresima, bloccato nell’ingorgo dell’incidente che ha provocato la morte del ventenne
Di Marta Artico

È chiusa nel dolore la famiglia di Giuseppe Mannuca, il giovane di 20 anni deceduto giovedì pomeriggio lungo la Jesolana all’altezza delle Trezze, tra Portegrandi e Musile di Piave, mentre era alla guida della sua Lancia K in compagnia di un'amica, la coetanea Arianna Serena. Le parole non bastano alla disperazione al civico 20 di via Monte Abetone a Favaro, dove il ragazzo abitava con il padre Vincenzo, funzionario della Motorizzazione civile di Venezia, la madre ed il fratello di poco più giovane di lui. «È un momento di estremo dolore questo» spiegano i parenti più vicini alla famiglia. I mezzi coinvolti nello schianto sono sotto sequestro, la salma è a disposizione del magistrato, che deciderà solo oggi, con tutta probabilità, se effettuare o meno l’autopsia. Nel frattempo però, dopo l’incidente, sulla vittima sono stati effettuati i prelievi ematici che aiuteranno a comprendere più a fondo le cause. Le dinamiche dell’impatto sono al vaglio delle forze dell’ordine e dei carabinieri del comando di San Donà, che stanno indagando, anche se fino ad ora, viste le testimonianze, la tesi più accreditata sembrerebbe essere quella del sorpasso da parte della Lancia K. Mannuca, la passeggera che viaggiava con lui, Arianna Serena e il cane della giovane, un quattro zampe di nome Darco, di razza corso, si stavano dirigendo verso il litorale, quando il ragazzo avrebbe iniziato una manovra di superando un semirimorchio che trasportava bibite e succhi di frutta. Dalla direzione opposta, è arrivata una Bmw station, con la quale si è verificato il frontale. Cosa sia accaduto in quegli attimi, è difficile dirlo con precisione, pare che il camion abbia cercato di rallentare, di spostarsi verso il guardrail per evitare alla Lancia l’impatto. Il giovane era molto conosciuto, perché da quasi due anni faceva l’istruttore alla piscina comunale della Bissuola, al parco Albanese. Un’attività che coltivava e nella quale metteva tutto il suo impegno. Non appena si è appresa la notizia all’impianto natatorio, i suoi colleghi, il personale, chi frequentava la vasca, sono stati scossi dal dolore, dal presidente della società, Ugo Di Mauro, al responsabile dell’impianto, Stefano Rossi. Giuseppe, Beppe per gli amici, non solo insegnava nuoto, ma in estate faceva anche il bagnino ed era impegnato oltre che nella piscina scoperta, anche nei centri estivi. Assieme al nuoto, praticava anche il calcetto, sempre alla Bissuola, tanto che ieri sera avrebbe dovuto giocare una partita. Proprio ieri i suoi amici più intimi e compagni di scuola si sono ritrovati per ricordarlo, ed hanno stampato dei cartelloni con le sue foto, che hanno portato al campetto. Il ragazzo è molto conosciuto anche nella parrocchia di San Pietro Orseolo, dove la mamma è catechista e dove stasera (alle 20.30) si reciterà il rosario e domani, stesso orario, ci sarà una veglia di preghiera per lui. Il parroco, don Andrea Volpato, è suo padrino di cresima. Non appena appresa la notizia, ha raggiunto i genitori, per far loro forza. È scosso. «Lo conosco fin da quando era piccolo» dice «un giovane che si impegnava, una vita appassionata, simpatico, con tanti amici». Giovedì il sacerdote tornava da Ercaclea, dove era stato ai funerali di don Alberto Da Ponte, quando è rimasto bloccato nell’ingorgo dell’incidente, senza saperlo. La data della funzione funebre sarà stabilita solo una volta ricevuto l’ok dell’autorità giudiziaria.

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