«Giunta immobile sui piani di recupero dell’ex Umberto I»
Il Pd all’attacco sullo stato di abbandono dell’area dell’ex ospedale. «Il buco nero dell’ex ospedale Umberto I è una perfetta metafora di come lavora l’attuale Amministrazione cittadina, del suo immobilismo e delle sue occasioni sprecate» dicono i consiglieri comunali dell’opposizione, Andrea Ferrazzi e Nicola Pellicani, tornando a scoprire il problema del centro di Mestre e della sua enorme area abbandonata.
Una presa di posizione per «denunciare le assenze della giunta comunale» che però ha replicato «ma anche proponendo un piano di rapida attuazione per iniziare subito il recupero della zona, quasi a costo zero». A spingere gli esponenti del Partito democratico ad alzare la voce la notizia che ormai le ipoteche che pesavano su diverse strutture dell’ex nosocomio sarebbero state liquidate, e vista la disponibilità di Dng, attuali proprietari dei terreni, a procedere con il passaggio di consegne anche prima dei piani di recupero, non si capisce come mai il Comune non abbia ancora siglato i fatidici documenti. «Da dicembre dello scorso anno le banche hanno dato il via libera» spiega Ferrazzi, già assessore all’Urbanistica «Da allora abbiamo già perso l’opportunità di inserire l’Umberto I nel bando nazionale per le periferie, che ci avrebbe garantito finanziamenti statali, quante altre occasioni vogliamo sprecare?».
«La possibilità di reinventare il centro di una città si presenta forse ogni duecento anni» fa eco Pellicani «con via Poerio, Riviera XX Settembre e piazza Ferretto questo processo era stato avviato, perché non portarlo a compimento?». Il piano previsto dall’opposizione è molto attento a recuperare soldi e risorse: parte dal verde pubblico e dai servizi educativi per l’infanzia per restituire il luogo alla cittadinanza. Innanzitutto, infatti, si prevede di cominciare dai 16mila metri quadrati di verde già disponibili, che nelle previsioni potrebbero diventare parco con “appena” 500mila euro.
Segue l’ex padiglione "De Zottis", lungo il ramo nord del Marzenego: qui, come da studio di fattibilità, si potrebbero trasferire gli alunni della scuola primaria Vecellio, la più vecchia e problematica di Mestre; i fondi per l’operazione si recupererebbero dalla vendita dell’ex Manuzio (circa tre milioni di euro, già vincolati) e dalla dismissione della stessa struttura di Parco Ponci, che in parte diventerebbe area verde.
Un altro padiglione potrebbe invece essere destinato ad asilo nido o scuola materna, completando così il circuito educativo all’interno di un grande parco cittadino, mentre per il padiglione Pozzan ci sarebbe già l’accordo con l’istituto Parini, pronto a intervenire con fondi privati.
Il progetto di social housing, più volte ventilato, troverebbe spazio nell’ex padiglione "Cecchini", e anche qui sarebbero gli stessi affitti a coprire poi le spese di restauro. Infine - ma qui si entra in ambiti meno sicuri e più complessi - resterebbero da completare la pista ciclabile e il collegamento alla rete Sfmr, capaci di trasformare un "buco nero" in un vero punto di transito e in uno snodo fondamentale per la città e la provincia. «Il grande parco fluviale del Marzenego» conclude Ferrazzi «era un progetto splendido, che può ancora vedere la luce, ma è indispensabile attivarsi».
Giacomo Costa
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia