Giudice di pace, rinvii e proteste
Chioggia. Ancora una giornata di caos negli uffici. Gli avvocati: «In centinaia sono venuti per niente»
CHIOGGIA. Troppe udienze, ufficio del giudice di pace di nuovo in tilt. Ieri mattina, con 63 udienze penali in calendario, nei corridoi della Cittadella della giustizia è scoppiato di nuovo il caos. La maggior parte delle cause è stata rinviata a maggio e giugno creando disagi e irritazioni a chi, anche per la terza volta, era arrivato convinto di discutere il proprio caso.
Indispettiti anche gli avvocati che da mesi chiedono al Comune di risolvere il problema dell’organico della struttura, insufficiente per sopportare la mole di lavoro.
In questo momento la cancelliera, che ieri era in aula assieme al giudice onorario Elena Biasutti, è affiancata solo da un’impiegata amministrativa che si divide tra cancelleria civile e cancelleria penale. L’organico prevede però almeno quattro persone. Le istruttorie finiscono per rallentarsi e le cause si accumulano. A complicare il tutto è giunta poi la malattia a ottobre della cancelliera che ha provocato il rinvio di tutte le cause in calendario quel giorno (35) a ieri, sommandole a quelle già previste. «Com’era ovvio sono state di nuovo rinviate», spiega l’avvocato Luca Fogo, «il giudice ha deciso di procedere con le cause più semplici, in particolare le remissioni di querela. Le altre, quelle con testimoni, sono state tutte rinviate a maggio, alcune anche a luglio. Almeno 400 persone sono venute per niente. Molte anche per la seconda o terza volta. In questo modo le cose non possono continuare, ma non possiamo permettere di perdere un altro servizio importante per la città costringendo centinaia di persone a rivolgersi all’ufficio di Venezia che tra l’altro è già congestionato». Gli avvocati hanno cercato di spiegare agli assistiti i motivi dell’ennesimo rinvio, ma chiaramente chi molla il lavoro o i figli per recarsi in aula, mal digerisce di averlo fatto per niente. «È già la terza volta che vengo per niente», racconta la signora C. S., «attendo giustizia dal 2013 quando è stata avviata la causa. Poi si sono succeduti tre giudici e ogni volta si è ripartiti da zero. Speravo davvero che oggi fosse la volta buona». Sull’ufficio di Chioggia non pende solo l’insufficienza di organico, ma anche la difficoltà di copertura dei costi (oltre 230.000 euro l’anno). «L’ufficio serve tre comuni», spiega la presidente della Camera degli avvocati di Chioggia, Anna Berto, «ma abbiamo tre sindaci che ancora non si sono messi d’accordo su come affrontare insieme le spese. L’organico è insufficiente e in questo momento non ci sono garanzie su quanto ancora l’ufficio potrà rimanere in piedi. Il sindaco di Chioggia Alessandro Ferro continua a ripetere di lavorare per trovare una soluzione, ma ci pare tanto che stia aspettando che la soluzione la trovino gli avvocati o l’opposizione. Questa non è la battaglia degli avvocati, è una battaglia per la città che rischia di perdere un presidio fondamentale per il territorio creando nuovi motivi di pendolarismo».
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