«Giubileo decentrato, basta business»
Giubilano le religiose della diocesi di Venezia mentre in televisione scorrono le immagini di Papa Francesco nell’atrio della Basilica Vaticana. Il Santo Padre è davanti alla Porta Santa durante la cerimonia di consegna della Bolla giubilare “Misericordiae vultus” con i rappresentanti ecclesiastici dei cinque continenti. Ieri, infatti, il Papa ha ufficialmente indetto l’Anno Santo straordinario della Misericordia che inizierà l’8 dicembre e terminerà il 20 novembre 2016. Suor Virginiana Della Palma dell’ordine delle Giuseppine del Caburlotto, responsabile diocesana dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia va dritta a una novità: «Il Papa ha decentrato l’evento, non solo a Roma quindi, anche in ogni diocesi del mondo. Ossia ogni vescovo di ogni Chiesa particolare e Santuario aprirà una Porta Santa della Misericordia. Così il Giubileo potrà essere celebrato a livello locale come segno di comunione dell’intera Chiesa».
Nei commenti a caldo emergono le altre novità, compiti per i vescovi: nominare i missionari della misericordia, indicare i segni di risveglio della coscienza collettiva spesso assopita davanti al dramma della povertà, favorire gli incontri con la religione ebraica e musulmana. Don Giuseppe Camilotto, arciprete della Basilica marciana, ha già letto in internet quasi tutti i 25 capitoli della Bolla e sottolinea: «Il tema della misericordia voluto dal Papa recupera l’insegnamento di San Giovanni XXIII. La Chiesa deve usare la medicina della misericordia non le armi della severità. E quello di Papa Paolo VI che identificava la spiritualità del Vaticano II con quella del samaritano. Sul capitolo che ogni diocesi del mondo e santuario diventi occasione di pellegrinaggio il Papa vuole una sensibilizzazione in maniera capillare. Smonta tutto e mette tutti a proprio agio. Ha programmato i missionari della misericordia, predicatori convincenti con poteri di assolvere i peccati riservati anche alla Santa Sede. La misericordia deve diventare un programma che cambia il cuore, la vita di tutti. La dilagante corruzione ha impoverito, immiserito. Talvolta non ci rendiamo più conto di essere corrotti».
Nella chiesa di San Francesco della Vigna il parroco, padre Adriano Campesato, sottolinea: «Giudichiamo, condanniamo, eliminiamo gli altri. Il mondo per essere umano deve vivere di misericordia, se questa manca diventiamo giudici degli altri e il mondo muore». Dal Lido interviene don Giancarlo Iannotta: «La grazia di Dio non entra solo nella chiesa di Roma, là c’è la testimonianza dei martiri, ma anche in ogni altra chiesa particolare. Il Papa cerca di decentrare, dare autonomia».
A Mestre monsignor Gianni Bernardi, arciprete del Duomo di San Lorenzo, ribadisce la peculiarità dell’Anno Santo: «Il pellegrinaggio potrà essere celebrato secondo le proprie forze in ogni diocesi del mondo. La misericordia significa avere un cuore attento ai miseri e di miseria ce n’è tanta. Il Papa dà speranza». A Caorle monsignor Giuseppe Manzato, amministratore parrocchiale: «La misericordia è antidoto alla corruzione».
Da Porto Santa Margherita di Caorle la voce del quasi ottantenne don Antonio Gusso punta il dito sui business dei pellegrinaggi e sulle accoglienze: «Così il mondo visto dagli occhi del Papa non ha periferie. Poi c’è il risvolto economico, basta business. Il Papa va incontro alle persone che non hanno possibilità economiche di recarsi a Roma che non deve realizzare apposite opere». Il sacerdote infine commenta il capitolo 19 contro criminali e corrotti: «Quello di Papa Francesco è un richiamo forte contro la criminalità organizzata e contro le persone “fautrici o complici di corruzione”. Il Santo Padre denuncia la “piaga putrefatta” e invita alla conversione».
Le parole del Papa: «Questo è il momento favorevole per cambiare vita, questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita. Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è ben altro. Dio non si stanca di tendere la mano. È sempre disposto ad ascoltare e anch’io lo sono, come i fratelli vescovi e sacerdoti».
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