«Giù i padiglioni? Siamo contrari»
«Nella trasformazione di Mestre da borgo rurale a città sono testimonianze importanti, anche dal punto di vista architettonico. I vincoli ci sono: di normative comunali e del Piano regolatore. Da mestrini ci aspettavamo maggiore rispetto per la storia di Mestre. Hanno chiesto i voti puntando proprio su questa attenzione ma non è istanza dei mestrini abbattere i padiglioni per togliersi da un problema. Serve invece un vero piano di recupero dell’ex Umberto I».
Il centro Studi storici di Mestre è assolutamente contrario alla demolizione dei padiglioni, ipotesi lanciata l’altro giorno dall’assessore al patrimonio Renato Boraso nella commissione dedicata alla “grana” del recupero dell’ex compendio del vecchio ospedale. Roberto Stevanato, presidente del gruppo che si batte per la tutela della storia di Mestre, da migliaia di chilometri di distanza (è in vacanza alle isole Lofoten) replica duramente all’assessore: «Quegli spazi non è utile abbatterli. Sono necessari per riorganizzare gli uffici pubblici, per riorganizzare servizi pubblici e semi-pubblici. Per una scuola. Nel Nord Europa hanno una sensibilità fortissima al recupero e con intelligenza trasformano edifici vecchi in luoghi importanti di aggregazione sociale. L’Italia e pure Venezia non riesce a farlo. Sembra ci sia la mania di distruggere il vecchio per fare strada al nuovo, mal costruito. Abbiamo già troppi esempi. Creiamo piuttosto all’ex Umberto I un ampliamento vero del centro di Mestre». La protesta di Stevanato non è isolata. Anche l’architetto Gianfranco Vecchiato, ex assessore, concorda: «Quei padiglioni non hanno valore architettonico, ma sono nel Prg come testimonianze del passato. E c’è anche l’area del Castelvecchio da recuperare». Andrea Ferrazzi, capogruppo del Pd, ribadisce lo stesso concetto: i padiglioni Cecchini, Pozzan, De Zottis non vanno abbattuti. Perché sono vincolati. «Gli assessori Boraso e De Martin si sono dimenticati che essendo vincolati, una azione di questo tipo sarebbe un abuso edilizio. Il vincolo infatti è inserito nel Prg del centro storico di Mestre da moltissimi anni, essendo questi uno dei pochi “segni” di un certo pregio ancora presenti in città. Per la demolizioni sarebbe necessaria una variante al Piano ma anche questa non sarebbe sufficiente: essendo infatti edifici pubblici con più di 50 anni si deve avere il permesso della Soprintendenza», dice l’ex assessore del Pd, critico anche sul concetto di volumetrie e credito edilizio, nella filosofia della nuova giunta. «L’amministrazione comunale non ha bisogno di pagare a privati nuovi volumi, ma nella necessità può crearli da sè. Invece di continuare a dire cose insostenibili, questa amministrazione si impegni per realizzare la nuova scuola elementare Vecellio, il Social Housing, il nuovo asilo nido e sedi per le associazioni mestrine».
Ma sul social housing di Ive è piombato lo stop della nuova giunta comunale. (m.ch.)
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