Giovane rapinato nel sottopasso
Sottopasso buio e nel degrado, protestano i cittadini dopo che un 21enne è stato derubato in via Garibaldi.
Il sottopasso è un’infrastruttura di cui la città aveva assolutamente bisogno per superare velocemente la linea ferroviaria che un tempo era regolata dal vecchio e scomodo passaggio a livello. Ma quel sottopasso voluto da Gianfranco Marcon, allora sindaco, portato avanti dalla giunta guidata da Vasco Magnolato e dal compianto Claudio Scapolan che lo realizzarono, è oggi un buco dimenticato da tutti.
Vi alligna una piccola malavita, fatta di spaccio, droga, furtarelli. Senza contare immondizie e degrado in generale, sacchi e sacchetti, siringhe. La stessa situazione a poche decine di metri di distanza, lungo quello ciclopedonale di via Ereditari, entrambi coperti di scritte con la spray. La gente ha paura di transitarvi all’imbrunire.
Di recente un giovane che stava transitando in bicicletta in via Garibaldi, nella bocca del sottopasso, è stato fermato da due energumeni che lo hanno minacciato e rapinato dei pochi soldi che aveva in tasca. Un episodio che ha scosso l’opinione pubblica e soprattutto i residenti della zona. «Non possiamo lasciare andare in questo modo. nel più completo degrado, il sottopasso e tutta l’area circostante», spiegano i residenti, «bisogna fare qualcosa, aumentare i controlli, l’illuminazione, la pulizia. I giovani che lo frequentano vi gettano di tutto. Il sottopasso è sporco, senza contare che le frequentazioni in questa zona sono pericolose e lo segnaliamo da tempo». Anche Ennio Mazzon della omonima lista civica è sdegnato e chiede che tutta l’area sia controllata con assiduità dopo che solo pochi anni fa si era sviluppato un commercio abusivo verso il litorale: «Non possiamo voltarci dall’altra parte, è vergognoso quanto accade al sottopasso come in altri posti dimenticati e degradati. Ci sono drogati che gettano siringhe, persone poco per bene che girano di giorno e di notte. Bastano solo dei controlli e un po’ di pulizia per normalizzare la situazione».
Giovanni Cagnassi
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