Giorno della memoria a Venezia, applausi al reduce di 97 anni
VENEZIA. Indossa il cappello e le medaglie di quando era soldato, durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha 97 anni e i suoi occhi, marroni e luccicanti, hanno la profondità di chi ha visto in faccia la morte, ma anche l’amore della famiglia. Mercoledì mattina Emilio Zanetti di Vetrego di Mirano ha ricevuto in Prefettura la medaglia alle vittime dei lager, consegnata dal prefetto Domenico Cuttaia. Accompagnato dal nipote Luca Martignon, Zanetti si è alzato da solo in piedi, mentre il centinaio di persone presenti si è alzato in piedi, salutandolo con un caloroso applauso. «È stata tanto dura», ha detto il signor Zanetti, sorridendo con dolcezza a tutte le persone che si avvicinavano per stringergli la mano, «ho visto di tutto».
Nel 1939, a 21 anni, Zanetti è stato arruolato nel Regio Esercito nel 14° Reggimento Cavalleggeri di Alessandria e ha partecipato nel 1940 prima negli scontri al fronte italo-jugoslavo, poi, dal 1941 al 1943, è stato impegnato nelle operazioni nell’attuale Croazia. Nell’ottobre del 1942 ha preso parte all’ultima carica di cavalleria della storia avvenuta a Poloj contro le brigate d’assalto del maresciallo Tito.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943, sulla via di ritorno verso l’Italia, è stato catturato a Porto Re (oggi Krajlevika) dai tedeschi e deportato in Germania, destinato nei campi di concentramento a Siegen dov’è rimasto dal settembre del 1943 fino all’8 maggio del 1945, quando è stato liberato dagli alleati e trattenuto fino all’1 luglio 1945. «È stato considerato internato militare», racconta la sua memoria storica, il nipote Martignon, «in modo da non diffondere alcuna notizia e costretto ai lavori forzati, in particolare in una fonderia. Era uno dei pochi che sapevano scrivere e che aveva fatto la quinta elementare: scriveva cartoline anche per gli altri».
Emilio Zanetti, proveniente da una famiglia con 11 figli, si è sposato e ha avuto tre figli, cinque nipoti ed è bisnonno di Ginevra. «Dovete considerare Zanetti come un vostro coetaneo», ha detto il prefetto alle due classi dell’Istituto Bruno Franchetti presenti, «perché era un giovane come voi che all’improvviso è stato strappato alla vita e agli orizzonti che gli si presentavano. Per fortuna è tornato, portando dentro di sé un forte dolore».
Gli studenti Enrico Higginbothan, Marco Visentin e Susanna Scagliotti hanno suonato e letto brani di Primo Levi e Vasilij Grossman. «Oggi onoriamo la memoria», ha continuato il prefetto, «perché è quella che ci fa distinguere il bene e il male e ci aiuta a capire i fatti che continuano ad accadere nel mondo, come quello che ha colpito di recente una nostra concittadina (Valeria Solesin, ndr)».
La cerimonia ha ricordato anche le altre vittime dei lager, purtroppo decedute, ma che continuano a vivere nei ricordi dei familiari o dei paesi da cui provengono.
La medaglia è stata consegnata dalla presidente del consiglio comunale Ermelinda Damiano ai familiari di Emilio Grassi di Venezia e di Antonio Mauti di Mestre e dai rispettivi sindaci ai familiari di Sergio Fassina di Mira, Lino Trolese di Vigonovo, Antonio Brentel di Quarto d’Altino, Romolo Degli Augelli di Martellago, Salvatore Antero Melegari di Portogruaro, Luigi Micolucci di Marcon, Angelo Pavanetto di Scorzé e a Massimiliano Stocco di Scaltenigo.
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