«Giordi, hai fatto gol nei nostri cuori»
«Te ne vai da miglior giocatore dell’ultima partita, le lacrime versate in questi giorni devono lasciar spazio a un fragoroso applauso, come quando realizzavi uno dei tuoi gol impossibili». In mille, ieri mattina, hanno voluto salutare un’ultima volta Marco Giordano, l’allenatore 32enne morto giovedì scorso mentre giocava con la sua squadra la partita di Calcio a 5 sul campo della palestra Luzzatti-Gramsci. Tanta l’emozione e i singhiozzi strozzati. Sull’altare i ragazzini che allenava, gli occhi segnati dal pianto stretti dentro la divisa nera e verde del Real Fenice. Gli alunni della scuola Don Milani, le società con le quali collaborava e che ha contribuito a fondare, le famiglie dei ragazzi e dei bambini che ha fatto crescere nei valori sportivi.
Il feretro ricoperto di rose bianche e sopra la maglietta rossa della squadra di Futsal, il M.U.C. I suoi compagni, gli stessi che l’hanno visto morire e con i quali giovedì ha giocato l’ultima partita, hanno portato a spalla la bara. Davanti al feretro un pallone, la sua vita, con tutte le firme. Una folla composta si è stretta attorno alla mamma, al papà, al fratello, alla fidanzata. Sono state aperte le cappelle laterali della chiesa e sistemato un altoparlante all’esterno. A pronunciare l’omelia don Guido Scattolin.
Molti i messaggi di affetto consegnati ai familiari. Che ieri sono partiti per la terra natia, la Calabria, dove oggi verrà svolta una funzione e dove il corpo di Marco sarà tumulato. Al termine della cerimonia è stato letto un biglietto scritto dai genitori e dal fratello per tutti gli amici e le persone che volevano bene a “Jordinero”. Un ringraziamento a quanti hanno condiviso il dolore della famiglia: «Non fatevi vincere dall’imbarazzo di non aver nulla da dire, rimarremo insieme in silenzio. Vi aspettiamo al nostro ritorno, la nostra casa è aperta per gli amici e gli allievi di Marco».
Toccante la lettera dei compagni di squadra del M.U.C.: «È incredibile essere qui oggi a dover trovare le parole per descrivere l’inspiegabile. Proprio tu, con uno stile di vita integerrimo, laureato in scienze motorie, professore di educazione fisica, allenatore di tantissimi bambini e ragazzi che ti adorano, in campo da calcio sin da bambino con migliaia di partite alle spalle. Ci hai lasciato per la tua grande passione, non lo si può proprio negare. È giusto far sapere, in quanto testimoni dell’accaduto, che Marco ci ha salutato facendo quello che più amava, senza alcuna sofferenza, abbracciato dai compagni di squadra e dagli splendidi amici dell’Autoscuola Dalla Mura, che meritano un caloroso ringraziamento».
E ancora: «Incredibile questo destino, che si è portato via un ragazzo d’oro, buono nell’anima, disponibile e generoso, che mancherà ai suoi cari, ma anche al mondo. Una persona che merita di essere ricordata, perché pregna di pregi che la nostra società dimentica. Un ragazzo con valori d’altri tempi, che mirava all’essenza e alla sostanza delle cose, mai all’apparenza». Parole scritte insieme, componendo ricordi e stati d’animo: «Sei stato uno splendido compagno di squadra e un leale amico e per noi è stato un onore lottare fianco a fianco nelle mille battaglie sportive e non, che abbiamo affrontato».
Dopo la benedizione della salma, i presenti si sono raccolti all’esterno, tanto da racchiudere il piazzale. Verso il cielo un lancio di palloncini bianchi mentre Davide, un genitore e amico del Real Fenice, leggeva una lettera per Giordi: «Anche se la tua partita è durata poco l’hai giocata bene, hai dato una mano ai compagni, hai rispettato gli avversari, hai fatto tanti gol nei nostri cuori. È stato un piacere condividere con te una piccola parte della vita, lo so che la strada è lunga e tortuosa, ma so che troverai sempre il modo di essermi vicino».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia