Ginecologo senza laurea mezzo processo va a Vicenza
DOLO. Sarà il tribunale di Vicenza, e non più quello di Venezia, a dover giudicare Andrea Stampini, il ginecologo che in realtà aveva solo un diploma da geometra, per l’accusa di esercizio abusivo della professione. Il colpo di scena è arrivato con la sentenza della Prima sezione penale della Corte di Cassazione che è stata pubblicata nei giorni scorsi. Venezia, dunque, perderà metà procedimento penale già in avanzata fase di istruttoria. I giudici romani si sono pronunciati dopo che il giudice per l’udienza preliminare di Vicenza aveva sollevato un conflitto di competenza. Stampini, infatti, al tempo era in udienza preliminare davanti al giudice del tribunale berico per le accuse di esercizio abusivo della professione e truffa aggravata all’Usl per aver percepito gli stipendi senza averne avuto diritto. Stampini, infatti, aveva lavorato come primario per l’ospedale San Bassiano di Bassano dal 24 novembre 1997 fino al 1° marzo 2014, effettuando visite, prescrivendo farmaci e operando pazienti. Accuse, queste, per le quali lo scorso maggio è stato rinviato a giudizio.
Ma Stampini è a processo anche a Venezia, davanti al giudice monocratico Enrico Ciampaglia, ancora una volta per esercizio abusivo della professione e per le lesioni colpose gravissime procurate durante il parto a un bambino nato all’ospedale di Dolo il 26 dicembre 2014, dove Stampini svolgeva attività come libero professionista. Il procedimento è in fase avanzata, sono già stati sentiti vari testimoni oltre che la mamma del piccolo.
È stata la difesa di Andrea Stampini, di fronte al gup di Vicenza, a segnalare la coesistenza dei due procedimenti per il medesimo reato, appunto quello di esercizio abusivo della professione. Il giudice si è rimesso alla Corte di Cassazione per dirimere la questione. Scrivono i giudici romani nella sentenza che «Le contestazioni di cui Stampini è chiamato a rispondere nelle diverse sedi processuali integrano effettivamente un unico reato, giacché all’imputato si addebita l’esercizio, durato pressoché ininterrottamente per oltre quindici anni, di una professione (sempre la medesima, quella del medico) per la quale si assume che egli non avesse conseguito la prescritta abilitazione». Viene evidenziato poi come nessuna interferenza sull’unitarietà del reato abbiano «né il mutamento di titolo dell’attività professionale (da lavoro dipendente a collaborazione autonoma), né la mera diversità soggettiva della controparte del relativo rapporto».
Essendo unico il reato di esercizio abusivo della professione, la competenza del giudizio va assegnata, secondo la Cassazione, al tribunale di Vicenza in quanto lì si è consumato il reato connesso più grave, ovvero quello di truffa aggravata. La parte del procedimento veneziano relativo all’esercizio abusivo della professione, dunque, migrerà a Vicenza, dove il processo è alle battute iniziali. Resterà invece in laguna, perché non connesso con la questione sollevata davanti alla Corte di Cassazione, il procedimento per le lesioni gravissime che Stampini avrebbe provocato al bambino. La prossima udienza è fissata per il 30 novembre. —
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