Ginecologi condannati, assolta l’ostetrica

Manovre sbagliate e taglio cesareo in ritardo: la bambina adesso è invalida al cento per cento
Venezia 20070420 OSPEDALE CIVILE in foto L' OSPEDALE CIVILE SAN GIOVANNI E PAOLO (INTERPRESS/InterPress )
Venezia 20070420 OSPEDALE CIVILE in foto L' OSPEDALE CIVILE SAN GIOVANNI E PAOLO (INTERPRESS/InterPress )

VENEZIA. Due mesi di reclusione per il ginecologo Maurizio Montavoci, altrettanti per la collega Anna Calebotta, entrambi in servizio al reparto di Ostetricia dell’Ospedale civile di Venezia. Il giudice monocratico di Mestre Barbara Lancieri ha condannato entrambi i medici, assolvendo perché il fatto non costituisce reato l’ostetrica Anna Calebotta. Il magistrato ha condannato i due imputati anche a pagare le spese e soprattutto il risarcimento ai genitori della piccola e ai nonni, la quantificazione la deciderà il Tribunale civile (l’Ussl 12 ha già versato alla famiglia 400 mila euro). I tre sanitari dovevano rispondere di lesioni colpose gravissime (la bambina è invalida al 100 per cento a causa del fatto che le è mancato l’ossigeno per minuti). Stando alle accuse - il pubblico ministero Carlotta Franceschetti aveva chiesto una condanna a quattro mesi per Montavoci e a tre per Calebotta - i due ginecologi non solo avrebbero ritardato la nascita della bambina con il parto cesareo, ma durante il travaglio avrebbero compiuto manovre errate nei confronti della partoriente. Genitori e nonni, tutti veneziani, si erano costituiti con gli avvocati Elio Zaffalon e Maurizio Trevisan, mentre i due ginecologi erano difesi dagli avvocati Antonio Franchini, Cristiana Cagnin e Giuseppe Sarti, l’ostetrica assolta dall’avvocato Renato Alberini.A dire l’ultima parola sulle responsabilità erano stati i periti nominati dal giudice Lancieri, dopo che sia il pm, sia la difesa sia la parte civile avevano presentato consulenze tecniche. «Quelle manovre non si potevano e non si dovevano fare». Questa la frase in risposta alle domande dei difensori che aveva riassunto l'intervento il 17 gennaio scorso del medico legale milanese Monica Cucci, nominata perito. Le manovre, ben quattro, sono quelle che Montavoci (3) e Calebotta (1) avevano compiuto spingendo sulla pancia e l'utero della partoriente in un momento sbagliato. «Non sussisteva indicazione», scrivevano nella perizia Cucci e il ginecologo milanese Silvano Agosti, «alla esecuzione delle manovre, anzi in un bilanciamento rischi/benefici tale procedura risultava contrassegnata da un lato da scarse possibilità di successo, dall'altro dal realizzarsi di fattori idonei a cagionare lesioni fetali e materne». Tutto questo, continuavano i due medici milanesi, «rappresenta un elemento di censura in capo ai dottori Montavoci e Calebotta», visto che le loro manovre di pressione hanno causato «la sofferenza asfittica fetale». I due periti, inoltre, avevano segnalato che per ben 38 minuti, sarebbe stata sospesa la registrazione del cuore del feto, registrazione che permette di scoprirne la sofferenza o meno. E ancora: «Nel caso in esame la decisione di procedere con il taglio cesareo doveva essere assunta poco dopo le 19,20», mentre è stata presa successivamente.(g.c.)

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