Gianni Tolomei resta in galera perché l’accusatore è credibile
VENEZIA. «Il Ferro, a conoscenza del luogo di seppellimento e delle modalità dell'esecuzione si era accusato di un delitto "non scoperto" il che consentiva di concedergli credito tanto da poter affermare che le sue affermazioni erano veritiere».
Anche così, i giudici del Tribunale della Libertà - presidente Angelo Risi - spiegano perché Walter Ferro è credibile quando accusa Gianni Tolomei (nella foto)di aver ucciso a bruciapelo il moldavo Homencu Vitalie, per rapinargli i 15 mila euro con i quali l’uomo pensava di acquistare una Mercedes che ne valeva 10 volte tanto, per poi eppellirne il cadavere a Sant’Anna. A sparare - dice ancora Ferro - una pistola 7,65, che è stata sequestrata a Tolomei nell’aprile del 2013, dopo una rapina. Pistola - e questa è una delle novità che hanno convinto i giudici a confermare la misura cautelare per Tolomei - che Ferro ha raccontato di aver materialmente ritirato «da un carrozziere, tale Chieregato, su incarico del Tolomei. Poiché la figlia del Chieregato aveva distrutto la propria auto in un incidente stradale questi aveva proposto al Ferro, in cambio dell'arma», proseguono i giudici, «che egli rilasciasse una falsa dichiarazione di responsabilità. Il Tolomei si era prestato ed aveva firmato una constatazione amichevole in cui dichiarava di aver cagionato l'incidente con la propria autovettura. Ferro dichiarava di essere stato presente al momento della firma e che subito dopo il Chieregato gli aveva consegnato, in pagamento, l'arma che egli aveva poi consegnato al Tolomei».
Che deve restare in carcere - sostiene il Riesame - anche per il pericolo di fuga: «Dagli atti ed alle intercettazioni emerge con estrema chiarezza l'intenzione più volte manifestata dal Tolomei di sottrarsi al carcere a qualunque costo allontanandosi dal territorio nazionale». (r.d.r.)
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