Gianluca, il "re" dei branzini e la sfida ad armi pari
Niente ami, niente inganni, niente bombole. Gianluca Aresu per vivere sfida le sue prede nel loro elemento trattenendo il respiro al freddo. Non ha posti fissi ma li riconosce subito. Ecco la storia millenaria di un'eterna lotta di sopravvivenza in laguna
CHIOGGIA. Le mezze stagioni e la laguna senza pesce. Gianluca forse non crede alle frasi fatte. Oppure, semplicemente, è il più bravo.
Ieri ha catturato l’ennesimo branzino selvatico, quelli dal sapore di pesce, della stazza che piace a lui.
Perché se non sono di almeno 5 chili Gianluca Aresu non li guarda nemmeno.
La sua dev’essere una lotta alla pari: niente ami nascosti, niente inganni, è lui che va a sfidare il pesce nel suo elemento. Niente bombole, solo il suo respiro da trattenere sott’acqua per lunghi minuti al freddo e un fucile, che per i sub ha un solo arpione. Un solo colpo: o vince lui o vince il pesce. E le probabilità sono a favore del branzino.
Il suo non è uno sport. Lui ha 35 anni, una moglie e tre figli e con la pesca al branzino mantiene la famiglia. Ufficialmente come lavoro alleva "caparossoli", le vongole veraci, ma è un momento di crisi. Il settore non dà più di che vivere. Lui ha fatto una scelta di onestà e coerenza.
«Invece di andare a pescare vongole in zone proibite o inquinate come fanno altri ho messo in pausa e mi dedico alla pesca subacquea in particolare alla pesca del branzino e leccie appena arriveranno (da giugno a settembre). Insomma: riusciamo a vivere».
Partendo dalla sua Chioggia Gianluca cerca le aree di laguna che secondo lui sono migliori. Lo fa a occhio, non ha posti fissi.
«Mi piace la laguna, adoro girarla e quando posso esco a pesca. Girando per le barene cerco gli scontri di correnti, cioè le acque che ritornano verso il mare ed è li che vado a cercare le mie prede».
L’unico “lusso” è una muta contro il freddo. Nient’altro: la lotta va fatta senza trucchi. Solo bravura, da una parte e dell’altra.
«L’altra mattina ho visto un gorgo d'acqua in un punto che non conoscevo bene ma mi dava fiducia allora ho preparato il tuffo e giù a 7 metri circa trovo un bel banco d'ostriche», spiega rivivendo il momento.
«Aspetto circa 1 minuto e mentre sto per risalire vedo un ombra importante che mi si avvicina. Sì, è lui!».
In quel momento la freddezza, il saper mantenere la calma, il non fare movimenti, il non emettere bolle, è tutto. Voi però prima provateci e poi giudicate se è facile.
Gianluca domina il suo corpo, le sue reazioni e resta immobile. Poi decide che è il momento giusto: «Sparo il colpo ben a segno: centro! Lui tira si dimena io risalgo mi avvicino alla barca che era in balìa della corrente. Mi devo riposare. Lo guardo, risalgo e lo isso a bordo. Onore a lui che ha perso in una battaglia leale».
Sembra una bella storia dei tempi andati. Invece è solo amore per la laguna e una sfida per la sopravvivenza che si ripete nei secoli tra uomo e pesce.
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