ROMA. L'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan non è più un deputato. L'aula di Montecitorio ha votato con 388 favorevoli, 40 contrari e 7 astenuti la sua decadenza dopo il parere favorevole della commissione. Galan è attualmente agli arresti domiciliari per il suo coinvolgimento nella vicenda delle tangenti per il Mose. L'aula della Camera ha esaminato in serata la decadenza di Giancarlo Galan da deputato.
L'ex ministro di Forza Italia è stato condannato, dopo aver patteggiato, alla reclusione di due anni e dieci mesi e alla confisca dei beni per 2,6 milioni di euro: per questo scatta la decadenza prevista dalla legge Severino. Sulla richiesta della Giunta per le Elezioni della Camera, che si è espressa in favore della decadenza con il solo no del rappresentante di Fi, lasciando poi l'ultimo voto all'Aula.
Da padovano a padovano. Nella dichiarazione di voto che pronuncia a Montecitorio a nome del Movimento Cinque Stelle, Marco Brugnerotto, non fa sconti a Giancarlo Galan: ex governatore del Veneto, ex ministro e, dalle 20.11 di ieri sera, anche ex deputato. Se il collega di gruppo, Davide Crippa, si era rivolto al “signor Galan”, Brugnerotto si dichiara convintamente a «favore della definitiva decadenza del “dottor Galan” dalla qualifica di deputato. Il suo intervento interpreta «il pensiero unitario dei gruppi del M5S di Camera e Senato, dei nostri consiglieri regionali e di tutti i nostri consiglieri comunali del Veneto». Punta il dito Brugnerotto: «Siamo determinati a creare un radicale rinascimento della società veneta: vogliamo conquistare al più presto una vera liberazione da questa classe politica. Liberazione dalle folli grandi opere degli “associati per delinquere di destra e sinistra”. Esisteva un tempo un confine in Veneto tra due province: veniva chiamato bandiza. Da lì il termine bandito. Chi lo oltrepassava era appunto bandito».
Brunetta: forzatura di legge. Di segno diametralmente opposto il commento dell’onorevole Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, che ha espresso il suo “no” alla decadenza: «Noi abbiamo votato fermamente no. Questo è un vero e proprio abominio giuridico. Io mi chiedo: cosa succederà quando la Corte europea dei diritti dell’uomo darà torto al Parlamento italiano? Applicando la legge Severino, è stato violato un principio cardine del nostro ordinamento: nullum crimen nulla poena sine lege. Nessuno può essere punito in forza di una legge che non era ancora entrata in vigore quando sono stati commessi i fatti contestati».
Gli altri commenti. Su Facebook Alessandra Moretti, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, si limita a un telegramma: «Finisce così una delle pagine più brutte della politica veneta». Alessandro Naccarato, deputato del Pd, spiega il suo sì: «È la prima applicazione alla Camera di una legge che a suo tempo ho votato convintamente. A mio avviso è un buon esempio di legge positiva. Le perplessità sollevate in aula? La Consulta ha già chiarito che la decadenza non è una pena. E l’onorabilità è un pre-requisito per chi si è proposto ai cittadini per rappresentarli».
Ricorso alla corte europea. Se Galan non commenta («mi scuso, ma non posso rilasciare dichiarazioni al telefono»), il suo legale Antonio Franchini sottolinea che «il Parlamento ha applicato la legge Severino in maniera retroattiva». Il senatore-avvocato Niccolò Ghedini preannuncia il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Arriva Dino Secco. Dalla fine di una carriera politica all’inizio di una nuova avventura. Oggi infatti sarà il «primo giorno di scuola» per Dino Secco, coordinatore provinciale di Forza Italia a Vicenza, che a Montecitorio potrà accomodarsi sullo scranno 535 da cui è stato sfrattato Galan. «In particolare - anticipa Secco, di Solagna - voglio portare alla Camera il mio contributo sui temi del turismo e della riforma delle Province. Credo che la legge Delrio sia ampiamente perfettibile. Io mi rimbocco le maniche».