La rabbia della mamma di Jack Gobbato: «Rubate magliette e piantine»

Il luogo in cui è stato accoltellato Giacomo Gobbato è diventato una sorta di sacrario, tra fiori e omaggi al giovane, ma negli ultimi giorni ci sono stati dei furti

Marta Artico
Rubati fiori e magliette dal luogo in cui è stato ucciso Giacomo Gobbato
Rubati fiori e magliette dal luogo in cui è stato ucciso Giacomo Gobbato

Rubate le magliette di Jack, la mamma si sfoga su Facebook «Una stretta al cuore». Per Mestre, il luogo esatto dove è morto Jack, è diventato una sorta di sacrario, dove le persone si fermano, dicono una preghiera, a volte basta solo uno sguardo. Ieri la madre, ha lasciato un messaggio pieno di dolore sulla pagina Facebook Sei di Mestre se, dove ha incassato solidarietà e affetto.

«Buongiorno, sono la mamma di Giacomo, Jack, Gobbato, il ragazzo ucciso in corso del Popolo il 21 settembre 2024» ha esordito per poi spiegare quanto successo. Racconta la donna: «Ieri (venerdì) ci siamo ritrovati, come ogni 21 del mese da sei mesi a questa parte, per portare fiori, candele e altre cose davanti al luogo in cui è successo.

Mi sono accorta, con una stretta al cuore, che hanno rubato alcune magliette e un porta piante che erano state attaccate alla rete».

Prosegue la mamma di Jack: «Ora, non mi stupisco più di nulla visto che vengono rubati fiori e giocattoli nei cimiteri, mi chiedo però cosa se ne facciano di magliette bucate, erano attaccate con fascette da elettricista, e sporche». Infine: «Scusate lo sfogo, ma è stata la prima volta in sei mesi e sono molto amareggiata».

In tanti hanno dato supporto alla mamma, cercando di far sentire alla donna il proprio affetto. «Gentile signora ha tutta la mia solidarietà, ogni tanto penso a quel ragazzo meraviglioso, pieno di coraggio e di valori immensi.

Gli incivili infami potranno sottrarre quello che vogliono da quel luogo, quello che non potranno mai fare è cancellare il suo ricordo dalla mia mente e l'immensa stima, che, per lui, alberga nel mio cuore (e credo in tutte le persone di questa città)».

«Mi dispiace molto per quanto è accaduto, io sono una mamma e, ogni giorno ci passo 4 volte li davanti per andare al lavoro, e non posso fare a meno di girare la testa per dire una preghiera per tuo figlio. Anche se non ti conosco ti mando un abbraccio». Una catena di solidarietà, che di certo ha lenito il dolore.

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