«Ghezzo può commettere altri illeciti»
«Claudio Ghezzo potrebbe, tramite l’utilizzo di mezzi di comunicazione a distanza, riallacciare i contatti vantati nell’ambiente professionale e criminoso di riferimento, anche con l’ausilio di soggetti terzi, e quindi porre in essere nuove condotte illecite». E poi ancora: «La gravità in concreto dei fatti, la loro protrazione negli anni, l’essere stati posti in favore di molteplici attività imprenditoriali e l’ammontare in concreto delle tangenti incassate negli anni costituiscono elementi che attestano l’elevata pericolosità».
Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Venezia (presidente Alberta Beccaro, giudice estensore Priscilla Valgimigli), nella sentenza di rigetto del ricorso relativo alla misura cautelare presentato dall’avvocato Fabio Niero per conto di Claudio Ghezzo, l’ex direttore commerciale di Veritas arrestato per il presunto giro di mazzette. Da metà marzo, quando era scattato il blitz della Finanza, Ghezzo è in carcere a Santa Maria Maggiore e là, secondo i giudici del Riesame, deve restare, nonostante la richiesta dell’avvocato di rimessa in libertà e, in subordine, di concessione degli arresti domiciliari.
Stando alle accuse che gli vengono mosse dal sostituto procuratore Giorgio Gava, Ghezzo avrebbe ricevuto dazioni per oltre 150 mila euro dalle ditte “F.lli Busato Autotrasporti” di Preganziol (51.500 euro) e “Plan-Eco” di Cittadella (oltre 100 mila euro) in cambio della concessione di appalti nel settore dello svuotamento dei contenitori per i rifiuti tra il 2009 e il 2015.
«Un’attività illecita in termini seriali e assunta nella gran parte dei casi a stabile modus operandi, indice di una scelta criminosa radicata», scrivono i giudici del Riesame che sottolineano come non ci siano allo stato elementi che farebbero pensare a una presa di distanza dell’indagato dai fatti. La difesa aveva sostenuto come, a partire dalle perquisizioni scattate a luglio 2015, Ghezzo avesse fatto «un passo indietro» rispetto ai ruoli dirigenziali in Veritas. Ma dalle carte in mano alla Procura risulta che, anche dopo l’avvio dell’indagine, Ghezzo avesse svolto incarichi di consulenza per conto di aziende controllate da Veritas, occupandosi inoltre come responsabile del comparto “discariche post mortem” e gestendo attività legate al progetto discarica amianto. Secondo il Riesame, c’è il rischio che le relazioni professionali intessute nel tempo con le posizioni apicali di Veritas e con aziende del settore e l’influenza di cui Ghezzo ha goduto potrebbero essergli utili a commettere illeciti «anche in posizione di extraneus».
Altro rischio per i giudici del Riesame, qualora Ghezzo fosse messo ai domiciliari, è l’inquinamento probatorio, ovvero «contattare persone informate sui fatti per condizionarne ulteriormente le dichiarazioni», come peraltro l’ex direttore commerciale aveva già fatto - lo si legge nel dispositivo - “suggerendo” spiegazioni che i collaboratori avrebbero dovuto dare alla Finanza e al direttore generale Razzini di fronte a domande su possibili agevolazioni a certe ditte.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia