«Gettava la posta nel fosso, processatela»

Marzia Tommasin chiede il rito abbreviato. Aveva già patteggiato per concorso in rapina
CHIOGGIA. Aveva avuto un contratto a termine come portalettere, assegnata alla zona 3 di Piove di Sacco. Ma quel lavoro, forse, non le andava a genio o chissà che altro. E allora 3 chili di posta e 20 chili fra stampe e periodici li avrebbe scaricati a Piove di Sacco in un fossato vicino al cimitero in via Carlo Rossi. Ma una cittadina, insospettita dal fatto che la sua cassetta postale per un periodo era perennemente vuota, aveva fatto una segnalazione. E sotto inchiesta è finita Marzia Tommasin, 36 anni originaria di Chioggia con residenza a Codevigo in via San Daniele. Inchiesta chiusa con una richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero padovano Federica Baccaglini che ha contestato alla donna i reati di sottrazione e di soppressione di corrispondenza commessa da persona addetta al servizio postale, di interruzione continuata di un servizio di pubblica utilità e anche di falso.


Quest’ultima accusa riguarda il fatto che Tommasin avrebbe firmato al posto delle persone destinatarie di un plico contenente atti giudiziari, mentre in realtà ciò non era avvenuto. Di fatto avrebbe attestato una consegna tramite la comunicazione di avvenuta notifica. Le accuse si riferiscono a violazione che sono state al centro di un’indagine della polizia postale di Padova. Violazioni accertate il 18 maggio 2015. Tommasin è finita davanti al gup Cristina Cavaggion chiamata a decidere se mandarla o meno a processo. Ma, com’è nel suo diritto, l’imputata (difesa dall’avvocato Pietro Ferrari di Bergamo) ha chiesto di essere giudicata con rito abbreviato, rito che per legge prevede lo sconto della pena di un terzo in caso di condanna: l’udienza è stata fissata per il prossimo 8 febbraio. In aula era presente anche la parte offesa, la signora che aveva dato il via all’indagine con la sua segnalazione. Marzia Tommasin è già finita agli onori della cronaca giudiziaria. Il 15 giugno 2015 era stata rapinata la stazione di servizio Bc a Valli di Chioggia: l’inchiesta ha portato alla scoperta che l’assalto era stato ideato dalla fidanzata di uno dei dipendenti, Marzia Tommasin, insieme alla madre Patrizia Fattori. Con l’aiuto di due complici, le donne avrebbero reclutato l’esecutore materiale accompagnato sul posto dalla stessa Tommasin, mentre il fidanzato di ques’ultima (rapinato e ferito per aver ricevuto un colpo con il calcio di una pistola) era all’oscuro di tutto. Tommasin e la madre hanno patteggiato due anni.


Cristina Genesin


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