Genocidio degli armeni protesta turca a Mirano

Rimandata al mittente la lettera dell’ambasciatore di Ankara dopo la delibera di condanna approvata in Consiglio nel dicembre 2015 a 100 anni dall’eccidio
Di Filippo De Gaspari

MIRANO. Il Comune condanna l'eccidio degli armeni e si ritrova al centro di un caso internazionale. A Mirano arriva la lettera dell’ambasciatore turco, che chiede di rivedere gli atti ufficiali, ma il Consiglio comunale fa il Davide contro Golia, non arretra di un millimetro e anzi rilancia.

La vicenda ha inizio nel dicembre 2015, quando i consiglieri di Mirano approvano all’unanimità una delibera per la commemorazione del centenario delle violenze dell’Impero Ottomano contro la minoranza armena tra il 1915 e il 1916. Nella delibera si parlava di genocidio, esprimendo solidarietà al popolo armeno vittima della repressione turca. Un atto ufficiale che non è passato inosservato agli emissari di Ankara, che lo scorso 22 marzo hanno inviato al Comune una protesta formale a firma dell’ambasciatore turco Murat Salim Esenli, nel quale si contesta l’utilizzo della parola “genocidio”. Per il diplomatico turco: «Il termine è frutto di illazioni riguardanti eventi accaduti nel 1915, che non si basano su una sentenza di tribunali internazionali o prove storiche, ma rappresentano esclusivamente un’interpretazione soggettiva». Per questo l’ambasciatore invitava il consiglio comunale a revocare la risoluzione: «Per evitare», si legge, «un serio errore storico e giuridico e contribuire all’amicizia tra Turchia e Italia». Protesta subito raccolta e delibera revocata o perlomeno da modificare? Nemmeno per sogno. Lunedì, nell’ultima seduta della legislatura prima del voto e dunque anche ultima occasione utile per sistemare i rapporti con i turchi, il Consiglio ha deciso, senza alcun timore reverenziale, di rispedire al mittente la richiesta di Ankara: «Il popolo armeno un secolo fa è stato vittima di un genocidio», ribadisce con lettera ufficiale inviata all’ambasciata la presidente del Consiglio Renata Cibin, «e la città di Mirano, che ha riconosciuto il genocidio, continuerà a esprimere solidarietà verso questo popolo».

Il sindaco Maria Rosa Pavanello rincara la dose: «Per i miranesi la memoria è un valore fondamentale che non può essere cancellato e va anzi rivendicato con orgoglio». Nessun passo indietro dunque, cosa che invece aveva fatto il Comune di Camponogara, destinatario anch’esso della protesta turca per una mozione simile delle minoranze, subito bloccata dal sindaco Giampietro Menin (Pd). Il quale, pur ricordando lo stretto legame della sua gente con l’Armenia, aveva invitato Esenli in Riviera per una risolutiva stretta di mano.

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