Genitori gay, pronto l'atto per togliere padre e madre dai moduli

Alla firma del sindaco Orsoni il documento della consigliera Seibezzi che introduce “genitore” nella modulistica del Comune

VENEZIA. La sua proposta ha fatto discutere tutt’Italia, suscitando applausi entusiasti o pollici versi, riflessioni pacate, ma molto più spesso polemiche accese e talvolta commenti scomposti, fino ad arrivare a vere e proprie minacce di morte in rete contro le quali ha presentato denuncia. Ma Camilla Seibezzi, consigliera comunale delegata del sindaco ai Diritti civili e alle Politiche contro le discriminazioni, va avanti: via “madre” e “padre” dalla modulistica del Comune, arriva “genitore”. L’atto - predisposto dal dirigente dell’ufficio - è da giovedì sul tavolo del sindaco Giorgio Orsoni, in attesa che la sua firma lo renda operativo. Firma, però, tutt’altro che scontata. Se da una parte Seibezzi assicura che la questione era tra i molti punti del programma che ha sottoposto ad Orsoni all’atto della nomina, lui anche ieri sera ribadiva: «Seibezzi non mi ha fatto nessuna proposta e non ho trovato nulla sul mio tavolo».

«Mai pensato di ripensarci», commenta Seibezzi, che di questo suo primo atto da delegata ha già fatto questione politica di maggioranza, «questo è un cambiamento lessicale che dà sostanza alla politica dell’amministrazione per la parità dei diritti di tutti. Sostituire “padre” e “madre” con “genitore” è un modo per riconoscere tutte le famiglie e soprattutto tutelare tutti i figli, che abbiano un padre e una madre, un genitore single, due padri o due madri nelle famiglie omogenitoriali. Il concetto è assolutamente positivo: non cancella, aggiunge. Mi dicono: “Non c’è niente di più importante di questi tempi?”. Rispondo che senza interferire con le leggi sullo stato civile - in attesa di un riconoscimento delle coppie di fatto e omosessuali che contiamo arrivi presto anche nel nostro paese - questa formula nella modulistica del Comune tutelerà a costo zero i diritti di rappresentanza di tutte le famiglie, prendendo anche atto del nuovo diritto sui minori che non parla più di patria podestà, ma di podestà genitoriale».

Intanto, continua il dibattito. Ilda Curti, assessora alle Pari Opportunità di Torino, nella sua veste di responsabile nazionale di Re.a.dy (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), in una lettera al presidente del Consiglio comunale Turetta, non solo esprime «con forza la nostra ferma condanna per le minacce di morte e per tutte le espressioni di intolleranza, disprezzo e odio rivolte alla Vs. consigliera Camilla Seibezzi», ma anche «auspica che tutte le amministrazioni locali italiane possano rivolgere un fermo appello al legislatore nazionale affinché si pervenga quanto prima all’approvazione di una legge che garantisca pari dignità e pari diritti a tutte le famiglie». «L’iniziativa annunciata da Camilla Seibezzi», commenta Curti, « richiama, in misura anche forte, l’attenzione sul fatto che nel nostro Paese vi sono molte e differenti famiglie e un genitore può essere biologico, affidatario, adottivo, ma di certo ciò che più di ogni altra cosa lo/la identifica come tale è l’amore e la cura verso figlie e figlii. Seibezzi ha voluto segnalare la necessità di utilizzare un linguaggio ed una prassi che siano davvero rispettosi ed inclusivi di tutte le tipologie familiari».

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