Gelo e siccità, raccolto ko salta la festa del carciofo di Sant'Erasmo

 Il Consorzio del violetto annulla la manifestazione del 14 maggio L’amarezza dei 15 produttori: piante morte o deperite, produzione giù del 40%

SANT’ERASMO. Il gelo del mese di gennaio e la siccità delle scorse settimane hanno causato una perdita di quasi il 40 per cento del raccolto di carciofi violetti. Una situazione che, unitamente alle difficoltà logistiche riscontrate nelle ultime edizioni, ha spinto il Consorzio locale ad annullare la festa del 14 maggio. Ad annunciarlo è il presidente dello stesso Consorzio del carciofo violetto, con grande rammarico dato il successo sempre crescente delle passate dieci edizioni.

«Il nostro vuole essere solo un arrivederci al prossimo anno», afferma Carlo Finotello. «Purtroppo quella che abbiamo appena vissuto è stata una stagione complicatissima a livello meteorologico. Già la gelata di gennaio aveva compromesso parte delle 80 mila piante di cui il Consorzio vive tra Sant’Erasmo, Mazzorbo, Vignole e Lio Piccolo. La siccità ha fatto il resto, e il risultato è che in aprile il raccolto di “castraure” ne ha risentito molto. Tante piante sono morte, altre sono deperite o hanno subito un forte stress, e il conto è pesantissimo: quasi il 40 per cento in meno».

Ancora in questi giorni gli sbalzi termici sono notevoli tra il giorno e la notte, e quella che il Consorzio sta affrontando con i suoi quindici produttori è di sicuro una delle peggiori annate dal 2004 a oggi, cioè da quando le aziende a conduzione familiare si sono unite per migliorare il prodotto in termini di qualità e produzione. «La nostra è comunque anche una scelta a livello organizzativo», prosegue Finotello, «perché la sede della Torre Massimiliana, dove vengono allestiti gli stand della festa, non è logisticamente più idonea. Bisogna fare un passo avanti, servono idee e aiuti a livello organizzativo. La nostra volontà è quella di continuare a migliorare, a crescere e a offrire alla gente un prodotto sempre migliore. Del resto lo scorso anno abbiamo avuto oltre 3 mila persone alla festa».

Da qui anche la registrazione del marchio tipico tradizionale, in attesa di riprendere il percorso per ottenere la dicitura Igp per la castraura, il cui termine è stato registrato anche al Ministero delle politiche agricole. «Ragion per cui la castraura è solo quella prodotta dal Consorzio del carciofo violetto», conclude Carlo Finotello. «Ai consumatori lancio un appello: sul mercato acquistate il nostro prodotto marchiato, perché spesso vengono spacciati per nostri i carciofi livornesi o quelli sardi. E allo stesso tempo aiuterete noi a proseguire l'attività».

Simone Bianchi

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