Ganzer, pena ridotta. Maresciallo assolto
Al generale, ex comandante del Ros dei carabinieri, hanno fatto uno sconto di pena di quasi dieci anni, così Giampaolo Ganzer, una carriera costruita nel Veneto tra Mestre, Padova e Verona, è stato condannato dalla Corte d’appello di Milano a 4 anni e undici mesi di reclusione. È stato completamente scagionato, invece, il maresciallo del Ros in servizio a Mestre Vincenzo Rinnaldi (difeso dall’avvocato Federica Bertocco): in primo grado era stato condannato a cinque anni e quattro mesi, ieri i giudici di secondo grado del capoluogo lombardo lo hanno assolto perché il fatto non costituisce reato. L’unico, assieme ad un collega in servizio al Ros di Roma (Ezio Lucato), ad essere assolto tra i quindici imputati, tra i quali c’era anche l’ex colonnello del Ros Mario Obinu, coinvolti anche nei processi di Palermo, che ieri è stato condannato a quattro anni e mezzo (in primo grado era stato condannato a sette anni e sei mesi).
Durante il processo davanti al Tribunale di Milano, il pubblico ministero Luisa Zanetti aveva chiesto ben 27 anni di carcere per il generale Ganzer, mentre per il sottufficiale veneziano 18 anni. I giudici milanesi, invece, avevano assolto tutti dall'accusa di associazione a delinquere, dichiarando prescritti i reati di peculato. La sentenza pronunciata dal Tribunale era arrivata dopo oltre 5 anni di processo e quasi 200 udienze, più rapido il processo di secondo grado al termine del quale i giudici hanno assolto gli imputati per altri reati, riducendo quindi le pene.
L’accusa «raccontava» che il comandante del Ros - Ganzer lo era dal 2002, per trent'anni uomo dell'Arma e delle istituzioni - per fare carriera, per guadagnare più prestigio e visibilità, avrebbe forzato le norme della legge, trasformando la caccia ai narcos in una partita dove, in nome del risultato, si potevano importare, raffinare, vendere chili di droga. Tra il 1991 e il 1997, il metodo targato Ros individuato dalla Procura milanese sarebbe stato quello «di creare traffico di droga prima, al fine di reprimerlo usando a tal fine le conoscenze investigative, strumentalizzando le risorse dell' Arma, inducendo a importare droga trafficanti-fonti poi non perseguiti e arricchitisi con i soldi versati dagli acquirenti e mai sequestrati, arrestando persone di sicuro interessate al narcotraffico ma ad esso istigati dai militari e dalle loro fonti». L'indagine nasce da un'intuizione dell’allora procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro che, nel gennaio 1994, ricevette dall'allora capo del Ros, col quale aveva all'epoca un rapporto di stima, la richiesta di un'autorizzazione a ritardare il sequestro di una partita di droga. «Mi disse che il Ros disponeva di un confidente colombiano che aveva rivelato l'arrivo nel porto di Massa Carrara di 200 chilogrammi di cocaina destinata alla piazza di Milano. Il confidente era disposto a fornire al Ros le indicazioni necessarie per seguire il carico fino a destinazione e catturare i destinatari della merce» aveva testimoniato Spataro, ma poi il magistrato si accorge che il Ros aveva cambiato i piani senza avvertirlo.
Il maresciallo Rinaldi era stato trasferito temporaneamente in Lombardia e aveva partecipato a quelle operazioni, ma ora i giudici della Corte hanno ritenuto che non abbia commesso reato o comunque, se qualcosa di illecito ha compiuto, non era in grado di valutarlo poichè stava eseguendo ordini dei superiori, gli unici che avevano i l quadro completo della situazione.
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