Gamberi killer a “spasso” fuori dal Marzenego
MESTRE. Nel 2010 erano stati avvistati nella fontana di via Garibaldi a Castello. Poi le segnalazioni sono arrivate dal Portogruarese, da Musile e, ultimamente, anche dalla zona di Chioggia.
Da venerdì sera anche nel centro di Mestre si teme l’invasione di quello che è stato già battezzato da tempo come il gambero killer. Non perché sia pericoloso per l’uomo ma perché con la sua indole predatoria tende a fare piazza pulita della concorrenza di gamberi d’acqua dolce in fiumi e acquitrini. Il gambero rosso della Louisiana è stato avvistato in via Bonaiuti, a due passi dal ponticello di legno che scavalca il corso del Marzenego e porta al parcheggio del palazzetto di via Olimpia.
Luca Polo, titolare del pub “Al distributore” lo ha fotografato in strada alle due di notte, dopo aver chiuso il suo locale. «Mi sono intrattenuto a parlare con un amico, poi ad un certo punto abbiamo guardato per terra e ci siamo chiesti cosa fosse quella cosa che si muoveva. Era un grosso gambero. Ho cercato anche di prenderlo per ributtarlo in acqua ma lui si è messo in posizione di difesa. E ho lasciato perdere». Incute timore il gambero rosso della Louisiana, che rimanda subito alle atmosfere del film “Forrest Gump”. Dopo le nutrie che si possono avvistare al calar della sera sulle rive del Marzenego, sempre nella zona di via Olimpia, ecco un nuovo “inquilino” del fiume cittadino. L’esemplare fotografato l’altra sera ha lasciato la riva per concedersi una passeggiata in mezzo alle auto in sosta di almeno sessanta metri. «Dopo le tartarughine liberate in laguna e le vongole filippine che hanno quasi soppiantato quelle autoctone, un altro problema sono sicuramente i gamberi. Un anno fa un esemplare è stato avvistato all’interno del Boschetto di Carpenedo, vicino al corso d’acqua», fa notare l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin. «Si tratta di un gambero infestante, tende a sopraffare le altre specie autoctone. Se non rappresenta un problema dal punto di vista ecologico, lo è sicuramente dal punto di vista etologico ma contenerne l’avanzata è tutt’altro che facile», ammette. Anche questa specie, come le nutrie, è stata introdotta dall'uomo alcuni anni fa a scopo commerciale e e si è diffusa velocemente in tutta l'Italia centro settentrionale. Senza predatori di fatto a contrastarla ha trovato un habitat favorevole in laguna e si sta moltiplicando a dismisura creando un forte disequilibrio a livello ambientale. Anche lui si scava dei buchi sulle rive dove rintanarsi e contribuisce, in piccolo, all’erosione delle rive dei corsi d’acqua.
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