Galleria Bortolotto i negozi chiudono degrado in centro
San Donà. Era il salotto cittadino, ora è un tunnel vuoto Il sindaco Cereser: «Gli affitti devono scendere in fretta»
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P. - GALLERIA BORTYOLOTTO IN CORSO TRENTIN
SAN DONÀ. Era il salotto cittadino per eccellenza. Oggi Galleria Bortolotto, nel cuore della città, è un tunnel buio e vuoto. Undici vetrine chiuse, compreso l’ex storico bar Esedra, che poi è diventato negli anni ristorante e birreria prima di chiudere e l’ex supermercato Billa in uscita dalla galleria verso via Battisti, ancora chiuso dopo un tragico incendio con tanti problemi ancora irrisolti. Resistono un negozio di scarpe, quello dei tappeti e di abbigliamento.
Il resto sono solo vetrine chiuse, seppure addobbate per mostre d’arte e sport nel tentativo di un progetti di rivitalizzazione ancora difficile. Vent’anni fa, quando ancora la concorrenza dei centri commerciali era agli esordi e l’outelt solo un concetto di magazzino con merce vecchia a buon mercato, era la galleria della città il luogo in cui bere un caffè, trovare riparo tra le vetrine più belle e adornate di tutta San Donà. A Natale c’erano addobbi e luminarie a profusione e la gente si dava appuntamento per il ritrovo mattutino o pomeridiano che fosse. Tutto finito. La gente ha progressivamente abbandonato il centro, le gallerie sono passate di moda e i negozi hanno iniziato a chiudere. I proprietari non hanno poi ceduto alle ferree leggi di mercato e, in mancanza di una forte domanda, non hanno abbassato i prezzi. Il risultato è stata una sequenza di vetrine vuote che oggi hanno portato alla desolazione totale. Il sindaco, Andrea Cereser, non dispera. Ha lavorato per rilanciare la malandata galleria Vidussi, affacciata su corso Trentin e il Caffè Letterario, con un bando che consentirà di affittare a prezzi calmierati, con il Comune a mediare con i privati. Vi troveranno posto nuovi negozi gestiti dai giovani e start up, aziende allo stato embrionale.
«Lo stesso si può fare in galleria Bortolotto», spiega il primo cittadino, «dove però non abbiamo ancora registrato l’adesione dei privati, ovvero dei proprietari degli immobili. È quello che vorremmo invece accadesse, al pari di Galleria Vidussi, unico modo per rilanciare oggi una galleria in pieno centro. Il concetto è che il Comune media con i privati, favorisce l’incontro tra domanda e offerta. Ma gli affitti devono scendere, almeno nel primo periodo di avvio delle attività, per poi accordarsi su futuri aumenti nel caso vi sia un decollo». Lo stesso dovrebbe valere per le altre vetrine chiuse in centro o per gli appartamenti residenziali. Oggi è impossibile pretendere grandi cifre in una prima fase e i contratti devono essere elastici per adeguarsi nel tempo a seconda dell’andamento del mercato. In caso contrario, se tutti rimanessero nelle loro posizioni, aumenterebbero negozi e appartamenti vuoti.
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