Galan vende la tenuta di Frassineto, ma non trova acquirenti
VENEZIA. La telenovela di casa Galan vira nel giallo, dopo l’ultimo colpo di scena: l’esistenza di un’ipoteca con Veneto Banca per due terzi del valore dell’immobile, che era stato concordato in 2.600.000 euro nella sentenza di patteggiamento un anno fa. La cifra andava a pareggiare la confisca per 2.600.000 euro che il tribunale stava infliggendo. Accusa e difesa si erano dette d’accordo e il giudice aveva messo una pietra sopra, senza bisogno di ulteriori conteggi. L’ipoteca per 1.700.000 euro è rimasta un dettaglio che gli avvocati della difesa, Antonio Franchini e Niccolò Ghedini, si sono ben guardati dal segnalare. Si dirà che gli avvocati fanno l’interesse dei clienti. Acrobaticamente, bisogna aggiungere, vista la loro ultima versione: non è lo Stato che confisca Villa Rodella, è Galan che la regala. Per evitare la confisca Giancarlo Galan poteva pagare 2.600.000 euro in contanti. Non l’ha fatto e si può capire perché: è ridotto in povertà. Relativa, ma sempre povertà: vive con 5.000 euro netti al mese, l’ha spiegato lui stesso.
Dove trovava tutti quei soldi, se anche lui tira avanti con i mutui come il resto del mondo? Di un mutuo con Veneto Banca si leggeva già nel memoriale inviato ai giudici dal carcere, quando Galan sosteneva di aver pagato Villa Rodella «poco meno di un milione di euro». In realtà l’ex medico condotto di Lozzo Atestino Salvatore Romano gliel’ha venduta per 1.800.000 euro. Ai quali vanno aggiunti 1.100.000 euro pagati da Piergiorgio Baita all’architetto Danilo Turato che dirigeva i restauri. Per stare alle cifre conosciute. Furbizie antifisco. Così fan tutti, sembra. Ma il mutuo di Veneto Banca, se non era una furbizia antifisco anche questo, non serviva per Villa Rodella. Andava a coprire l’acquisto dell’azienda agricola Frassineto, quattrocento ettari a Casola Valsenio, sull’Appennino tosco-emiliano. L’ipoteca sulla villa è stata accesa successivamente, per affari che solo Galan e la moglie Sandra Persegato – soci di Galatea snc intestataria dell’ipoteca – possono sapere. Oggi quell’ipoteca dimenticata rischia di far male a gente che non se l’aspetta. Non alla procura, visto che i pm Ancilotto e Buccini hanno spiegato nell’udienza di venerdì scorso che la confisca da parte dello Stato annulla ogni diritto di terzi (legge finanziaria 2011). Anche se il giudice non sarà d’accordo, la procura avrà sempre la parte del leone. Il cerino è in mano a Veneto Banca. L’istituto potrebbe rifarsi su altri beni di Galan. Le possibilità non mancano.
C’è l’azienda Frassineto, comprata nel 2008 e inizialmente intestata a Sandra Persegato e a Monica Merotto, moglie di Niccolò Ghedini. È stata pagata circa un milione di euro, versato in due rate, con un giro rocambolesco di società e intestatari, tra i quali Mauro Mainardi e Tiziano Zigiotto, ex consiglieri regionali di Forza Italia. Nel memoriale Galan scriveva di aver comprato Frassineto «con un mutuo di Veneto Banca a copertura dell’intero importo». Strano, perché nel 2008 l’assegno di Veneto Banca copriva solo 75.000 euro dei 526.000 della prima rata. Oggi l’azienda Frassineto è gestita dalla società Monterotondo di Tiziano Zigiotto. Probabilmente è lui che la sta mettendo in vendita: l’offerta circola nel Piovese, dove l’ex presidente conta amici fidati. Purtroppo nessuno si fa avanti. Anche qui si può capire perché: non dev’essere facile per Zigiotto tenere alto l’interesse per un fondo che Galan stesso ha descritto ai giudici come «un territorio prevalentemente boschivo». Che se ne fa un immobiliarista di 400 ettari di bosco? E un agricoltore? Ci vorrebbe un ambientalista, ma dove lo trovi un ambientalista con i soldi?
Vero è che l’ex presidente ha beni anche altrove: ha fatto acquisti in Croazia, ha ristrutturato casa a Rovigno, forse utilizzando la parte eccedente del mutuo di Veneto Banca, sai tu. Se non rientra del debito, la banca può cercare di destreggiarsi. In caso contrario, 1.700.000 euro dei 2.600.000 della confisca, cioè i due terzi del debito di Giancarlo Galan con la giustizia, saranno pagati dagli azionisti di Veneto Banca. Matematico. A meno che non valga il colpo d’ala registrato in aula venerdì scorso: Giancarlo Galan e i pm si sono stretti la mano per la prima volta. Di più: i suoi avvocati hanno avviato un negoziato con Veneto Banca, per rateizzare il rientro da 1,7 milioni. Evidentemente sono saltati fuori i soldi. Siamo tornati tra galantuomini. Tutto fa pensare che l’ex presidente onorerà il debito e il denaro dell’ipoteca (almeno quello) tornerà a chi ne ha diritto.Quasi un finale da libro Cuore, propiziato dal fatto che le ipoteche bancarie non vanno in prescrizione come i reati.
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