Galan, la giunta della Camera per la decadenza: ora il voto in aula

L'ex governatore, coinvolto nell'inchiesta Mose, è andato a Roma a difendersi davanti alla giunta per le elezioni: "L'arresto è stata una violenta forma di pressione per farmi patteggiare"

ROMA. La giunta delle elezioni della Camera ha votato per la decadenza da deputato di Giancarlo Galan per «cause sopraggiunte di ineleggibilità». Ora l'ultima decisione spetta all'aula di Montecitorio.

A nulla è servita dunque la difese dell'ex governatore nella giunta per le elezioni della Camera. «Io fui costretto a patteggiare e la scelta dell'arresto in carcere era necessaria per esercitare la più violenta forma di pressione», ha spiegato Galan, nel corso del suo intervento alla Giunta delle elezioni.
Galan inizia la propria difesa e partendo dall'autorizzazione all'arresto, «da cui discende tutto: è stato un episodio particolarmente amaro non avere di essere presente per spiegare le proprie ragioni».

«Non mi aspettato la decadenza da deputato come conseguenza del patteggiamento perché mi fidavo delle parole del ministro
Orlando che aveva detto che la legge Severino non si applica al caso Galan». L'ex governatore ha voluto ricordare di «non essere mai stato interrogato» e dunque di non aver potuto difendersi e come questa sia la prima volta in cui può spiegare le proprie ragioni.

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