Fusione, plebiscito per il sì addio Banca del Veneziano

L’istituto di credito confluisce in Annia per la nuova Banca di Venezia, Padova e Rovigo: sedi a Cartura, Mira e Bojon. Borga: «Garantiti i posti di lavoro»

Banca del Veneziano e Banca Annia dicono “sì” al matrimonio. Lo fanno a 30 km di distanza, prima all’Hotel Russott di Mestre (solo due contrari e un astenuto), poi nel pomeriggio allo Sheraton di Padova (un solo astenuto su 1.290 voti). Ieri si è dunque celebrata la fusione per incorporazione tra la bcc veneziana e quella padovana, che hanno dato vita al nuovo soggetto: la Banca di Credito Cooperativo di Venezia, Padova e Rovigo-Banca Annia. Attiva dal primo gennaio 2017, avrà sede legale e direzionale a Cartura (Padova), altre sedi a Mira e Bojon. Una soluzione “benedetta” dalla federazione veneta delle bcc, mentre la Banca d’Italia aveva già dato parere favorevole. «È un risultato che premia questo consiglio di amministrazione, questa direzione e il lavoro fatto negli ultimi due anni: un rilancio della banca pensando alle piccole imprese e alle famiglie del territorio», ha commentato il presidente della Banca del Veneziano, Francesco Borga, pochi minuti dopo aver incassato il sì quasi unanime dell’assemblea. «Abbiamo compiuto scelte impopolari, ma che guardavano lontano: da soli non si poteva andare avanti».

Il presidente Borga sottolinea poi che saranno garantite tutte le filiali attualmente presenti nel territorio, così come l’organico «che rappresenta la parte più importante della banca». Dopo 53 anni si conclude dunque la storia dell’ex Cassa Rurale e Artigiana di Bojon, la frazione di Campolongo Maggiore dove i primi 43 soci fondarono l’istituto. Poi divenuta Banca del Veneziano, grazie anche alla fusione con Pramaggiore, è arrivata a coprire l’intera provincia di Venezia. Banca Annia è invece nata nel 2014 dall’unione di due banche di credito cooperativo storiche delle province di Padova e Rovigo, la Bcc di Cartura e la Bcc del Polesine.

Oltre 700 erano i soci ieri presenti a Mestre, con deleghe che superavano il migliaio di voti. Se sul fronte dei voti è stato un plebiscito, durante gli interventi in assemblea non sono mancate le critiche alla gestione commissariale e all’attuale cda. Francesco Borga ha ribattuto: «Siamo stati chiamati in una situazione di difficoltà, dopo la crisi, e abbiamo lavorato per riportare in equilibrio i conti dell’istituto, di più non potevamo fare».

Assemblea come da prassi chiusa ai giornalisti, ma uscendo dalla sala più di qualche socio commenta: «A malincuore abbiamo votato sì, arrivati a questo punto era l’unica cosa da fare». Da un ex dipendente il commento più duro: «Stavamo diventando troppo grandi, probabilmente davamo fastidio a qualcuno a Roma, e questo è il risultato».

Durante l’assemblea un socio ha dichiarato il proprio voto a favore del sì, ma «a testa bassa». Nel suo discorso conclusivo, prima del voto, Borga ha invece ribadito che il voto deve avvenire «a testa alta: fondiamo per la seconda volta la banca, con dignità e orgoglio, un nuovo progetto che mantiene intatti i valori del credito cooperativo».

Durante l’assemblea presidenza e direzione della Banca del Veneziano hanno ricostruito il percorso che ha portato l’istituto ad assorbire perdite rilevanti attraverso la cessione delle sofferenze, ad un prestito di 20 milioni e all’erosione del patrimonio e della riserva sovrapprezzo sulle quote sociali. Prima c’era stata l’indagine della magistratura relativamente a Enerambiente e il successivo commissariamento dell’istituto voluto da Banca d’Italia.

Nicola Brillo

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