Fusione nucleare, Marghera bocciata

Il bando vinto da Frascati. Per il sito veneziano pesano gli zero in graduatoria su bonifiche e disponibilità dell’area

MARGHERA. Bocciati, come c’era da aspettarsi, con ben due zeri in graduatoria. Nessuna certificazione ambientale e nessuna certezza sui tempi per rendere disponibile l’area.

Sono questi i due requisiti mancanti alla candidatura di Porto Marghera – lanciata dal Comune di Venezia, dalla Regione Veneto e dall’Università di Padova – ad ospitare la Divertor Tokamak Test facility (DTT), un reattore sperimentale per la produzione di energia elettrica imitando il processo di “fusione nucleare” che avviene nella stella a noi più vicina, il Sole, con una temperatura di 100 milioni di gradi centigradi.



Un progetto da 500 milioni di euro, messi a disposizione dall’Unione Europea. Sulla base dei requisiti tecnici, economici ed ambientali richiesti, il punteggio più elevato ottenuto dalle nove candidature che hanno aderito al bando dell’Enea, è stato assegnato dall’apposita Commissione di valutazione al sito di Frascati (Roma), seguito da Cittadella della Ricerca (Brindisi) e Manoppello (Pescara). La relazione con la graduatoria completa delle proposte presentate da Abruzzo, Campania, Emilia Romagna insieme alla Toscana, Lazio, Liguria (con due siti), Piemonte, Puglia e Veneto. La candidatura del sito di Porto Marghera è finita al settimo posto dopo i sopraluoghi effettuati nei 60 giorni di istruttoria e dall’esame della documentazione ricevuta, sono emerse indicazioni per valutare l’idoneità dei siti che si erano candidati.

La candidatura di Porto Marghera è finita in fondo alla classifica a causa dei due zeri relativi alla disponibilità dell’area indicata e alla sua mancata bonifica ambientale. Si trattava infatti di una parte dei 107 ettari di aree di proprietà di Syndial, la società che per conto dell’Eni ha messo a disposizione da tre anni – a titolo quasi gratuito e con una dotazione di 38 milioni di euro per il risanamento ambientale – ad una società del Comune di Venezia e della regione Veneto. Società che è stata costituita due anni fa (Marghera Eco Industries) ma dalla quale è subito uscita la Regione. C’è rimasto solo il Comune di Venezia , ma il sindaco Luigi Brugnaro non ha mai voluto firmare il rogito per acquisire le aree in questione e risanarle con i soldi messi a disposizione da Syndial (Eni). «A ogni requisito necessario per ospitare il Dtt è stato associato uno specifico punteggio per elaborare la graduatoria – ha spiegato il presidente della Commissione, Alessandro Ortis, già presidente dell’Autorità per l’energia –. È stato un percorso laborioso e di grande impegno, facilitato da un apprezzatissimo dialogo di approfondimento con le amministrazioni regionali e locali che hanno assicurato un apporto di qualità al lavoro della Commissione giudicatrice».

L’avvio dei lavori per realizzare il Dtt a Frascati è atteso entro il 30 novembre 2018, con la previsione di concluderli in sette anni; saranno coinvolte oltre 1500 persone di cui 500 direttamente e altre 1.000 nell’indotto con un ritorno stimato di 2 miliardi di euro, a fronte di un investimento di circa 500 milioni di euro.

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