Fusina fa gola ai turchi ma serve una zona franca

Trieste sta diventando piccola per i due colossi del trasporto di merci su gomma però offre vantaggi incredibili: pressing su Del Rio per avere lo stesso status

MARGHERA. Fusina fa gola ai turchi. In questi giorni Confindustria e Porto di Venezia stanno bussando alla porta del Ministero delle Infrastrutture per portare all’attenzione di Graziano Del Rio quella che potrebbe diventare un’occasione d’oro per fare di Fusina il nuovo snodo commerciale per il traffico su gomma. Finora i trasporti via terra che partivano dalla Turchia con destinazione Balcani ed Europa centrale, avevano infatti come punto di riferimento Trieste. Da un po’ di tempo però la città giuliana sta diventando troppo piccola per i due grandi colossi turchi (Un Ro- Ro ed Ekon) che si occupano da anni di trasportare la merce su camion, tanto che la Ekon, l’ultima società arrivata nel 2013, ha espresso il desiderio di cambiare rotta e fare base a Fusina, già attrezzata per essere attiva da subito.

Ma Trieste gode di uno status giuridico eccezionale che le permette - unico porto adriatico - di non avere limiti di permessi di transito di autoarticolati, grazie a un Decreto attivo dal dopoguerra e riconfermato nel 1981 dal Ministero dei Trasporti. Non è l’unico vantaggio che ha reso Trieste più appetibile: il decreto esenta l’autotrasporto turco dal pagamento di tasse, rendendo il Porto una zona franca.

Sono queste le condizioni che i turchi stanno ponendo a Venezia che richiedono l’intervento del Ministero affinché conceda questo status anche alla città lagunare. I turchi hanno l’esigenza di disporre di un sufficiente numero di permessi verso l’Europa che si aggira attorno ai 30 mila all’anno, ma potrebbe arrivare a 100 mila. La merce arriverebbe su camion per poi essere caricata su treno e navi, ma le condizioni devo essere almeno simili a quelle di Trieste. «Questa opportunità», dichiara Filippo Olivetti, responsabile Infrastrutture di Confindustria Venezia, «rappresenta una grande occasione per Venezia per il sistema intermodale e per il comparto della logistica nel suo complesso. Se non si riuscisse a rendere praticabile la soluzione veneziana, gli stakeholders del trasporto Turchia-Italia potrebbero rivolgere le loro attenzioni al vicino porto di Koper in Slovenia con cui ci sono già trattative avanzate. Vi è poi da considerare che il decreto consente al Porto di Trieste di esentare l’autotrasporto turco dal pagamento di tasse automobilistiche e diritti fissi. Ciò crea una chiara distorsione della concorrenza come attestato e segnalato dall’Antitrust al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti».

Nei prossimi giorni si dovrebbero avere notizie da Roma che potrebbero cambiare lo scenario del commercio lagunare.

Vera Mantengoli

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