Furto a Palazzo Grassi, pentito confessa
VENEZIA. A rivelare agli investigatori della Squadra mobile di Treviso che c’era il progetto di rubare diverse opere d’arte a Palazzo Grassi da parte di una banda di napoletani di cui faceva parte la guardia giurata della Civis finita in carcere nella Marca per il colpo da 800 mila euro a un furgone blindato portavalori è stato un altro poliziotto privato della stessa agenzia, il mestrino Malcom Moretto, che faceva servizio proprio nel museo di proprietà di Francois Pinault.
Lo si legge negli atti consegnati dalla Procura trevigiana al Tribunale del riesame di Venezia e di conseguenza agli avvocati difensori del 37enne Gianluca Schisano, accusato di peculato per essersi impossessato di quei 800 mila euro assieme ai suoi complici.
Ieri, intanto, i giudici veneziani presieduti da Angelo Risi hanno respinto il ricorso e la guardia giurata della Civis Schisano resta in carcere. È l’unico, almeno fino ad ora, ad essere stato arrestato, nonostante gli inquirenti abbiano pesanti sospetti su alcuni suoi parenti, tutti residenti nel napoletano e tutti pregiudicati, guarda caso, per reati contro il patrimonio.
La banda ha finto la rapina al furgone portavalori su cui quel 15 luglio 2015, a Preganziol, stava lavorando Schisano, ma per gli investigatori della Mobile sarebbe stata soltanto una farsa ben organizzata. La guardia giurata, che anche ieri ha continuato a negare sostenendo che si sarebbe trattato di un vero assalto a mano armata, avrebbe offerto tutti quegli euro su un piatto d’argento ai complici, che poi sono tornati da dove erano venuti con il denaro. E proprio durante le indagini sono state compiute 14 perquisizioni tra il Veneto e la Campania, ed è spuntato il nome del mestrino Moretto, il quale ha deciso di raccontare quello che sapeva, «incastrando» ancor meglio il collega Schisano. Ha riferito ai poliziotti che con la sua automobile ha aiutato l’amico e collega ad accompagnare i napoletani arrivati dalla Campania e li avrebbe incontrati in altre occasioni, raccontando dove prestava servizio. Il progetto di compiere un furto a Palazzo Grassi, grazie al suo intervento dall’interno, non sarebbe rimasto soltanto un’idea.
Il gruppo di campani, prima di mettere a segno il furto a Preganziol al blindato, avrebbe anche organizzato un sopralluogo a Venezia, arrivando fin sotto l’edificio che ospitava in quei giorni una personale dell’artista francese Martial Raysse. Lui, nel suo interrogatorio, non ha raccontato - forse perché non lo sapeva - quali opere volessero asportare, ma ha confermato che volevano rubare quadri e opere d’arte. Il progetto, alla fine, non è stato attuato, forse per la difficoltà di fuggire con il bottino. Scontata la necessità di una barca e di una persona che la potesse guidare per i canali, ma la banda non sembra avesse all’epoca un appoggio in laguna. Moretto e neppure Schisano sono indagati per questo, visto che è rimasto un progetto.
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