Furti nelle aziende, sgominata la banda
Difficile stargli dietro: si spostavano di continuo nottetempo, colpivano senza sosta pianificando nuovi bersagli, per lo più aziende e cantieri del Nord Italia dislocati tra il Veneto (principalmente il Portogruarese), il Friuli, ma anche Lombardia e Liguria. Nel mirino occhiali, macchinari, attrezzature, furgoni, mezzi per spostarsi, cavi di rame. Il nucleo operativo dei carabinieri di Portogruaro sotto il comando del capitano Michele Laghi e grazie alla direzione investigativa della Procura della Repubblica di Pordenone, ha sgominato una banda criminale organizzata che metteva a segno furti ai danni di attività private e pubbliche, e che ha causato ripercussioni economiche nel tessuto produttivo. La stima dei furti si aggira attorno al milione di euro.
Del sodalizio facevano parte sette uomini, tutti romeni e con precedenti, cinque sono stati arrestati ieri mattina all’alba e si trovano nei carceri di Bergamo, Brescia e Vicenza, due sono tuttora ricercati e probabilmente all’estero. Quattro sono stati arrestati in provincia di Bergamo, un quinto a Vicenza. In manette Marin Bolovan, Marius Koble, Ion Cracea, in cima alla lista per numero di precedenti (ben 5 decreti di espulsione e 6 arresti), Piotr Gurzu e Ionel Nitu. Quest’ultimo per sfuggire ai militari che lo braccavano, si è arrampicato sul tetto dell’abitazione dopo essere tornato con le prime luci del giorno da un’attività criminosa. L’età compresa tra i 30 e i 55 anni. 22 i furti accertati durante l’indagine, che ha consentito di individuare alcune aziende italiane che ricettavano parte del materiale rubato. Sono state eseguite una ventina di perquisizioni e denunciate per ricettazione e furto aggravato in concorso 12 persone. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip del Tribunale di Pordenone, Alberto Rossi.
Indagine. A illustrare i dettagli dell’operazione dei carabinieri ieri mattina, oltre a Laghi, il tenente colonnello Giovanni Occhioni, comandante del Reparto operativo di Venezia e il comandante provinciale Claudio Lunardo.
Assieme a loro il procuratore reggente di Pordenone, Federico Facchin e Monica Carraturo, pm della procura della Repubblica di Pordenone. L’attività investigativa denominata “footing” è iniziata nel Portogruarese, dove all’inizio dell’estate sono stati commissionati una serie di grossi furti. Nel mirino dei malviventi era finita Ottica.Com di Fossalta, 200 paia gli occhiali da sole rubati dopo aver infranto la porta d’accesso e tagliato una serranda con un “flex”, poi era stata la volta del magazzino del comune di Portogruaro, la ditta Blu Tecnica, la Mio Srl. Nell’area produttiva East Gate Park di Fossalta di Portogruaro, tra il 6 e il 10 giugno, erano spariti nottetempo migliaia di metri quadri di cavi elettrici, lasciando al buio tutta la zona.
La squadra. I carabinieri hanno capito che la banda era accanita e organizzata. Durante un appostamento nella zona dell’East Gate Park, i militari avevano fermato un uomo sospetto, Cristian Petrica Graur, che accortosi di essere stato scoperto, aveva finto di correre. Era stato trovato in possesso di una bomboletta spray che si era spruzzato in bocca, quasi fosse un medicinale per la gola, invece era un lubrificante utilizzato per sfilare meglio i cavi, e un’Audi nascosta.
Da qui gli appostamenti, l’acquisizione di filmati, dei dati di traffico telefonico e delle telecamere autostradali. E poi l’Audi che faceva la spola tra Porto e Bergamo.
«Una banda che sembrava inarrestabile», ha spiegato Lunardo, «perché non aveva limiti, non si fermava neanche quando commetteva colpi ravvicinati, che ha lasciato al buio intere zone industriali, difficile da braccare perché itinerante». I romeni avevano la base nella periferia di Bergamo, ma si spostavano, si facevano ospitare da connazionali, rubavano furgoni e macchinari. A gennaio hanno messo fuori uso un cantiere per una centrale idroelettrica a Gemona del Friuli. In tutto sono stati recuperati circa 10 quintali di cavi in rame del valore di circa 100.000 euro, nonché tre veicoli industriali e una’auto.
Ricettazione. I romeni, nullafacenti, avevano contatti con aziende italiane: il reato di ricettazione è contestato a quattro ditte dell’area del bergamasco. Sta indagando anche la procura di Bergamo.
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