Furti e botte alla Petroven «Noi non c’entriamo»
MARGHERA. Dopo gli interrogatori di garanzia degli indagati finiti in carcere per i furti di carburante alla Petroven, ieri, ultima giornata di interrogatori davanti alla gip Roberta Marchiori per i cinque indagati agli arresti domiciliari: chi si dichiara innocente, chi circostanzia, chi confessa. In molti fanno riferimento - a propria discolpa - alle ammissioni già fatte da Marco Bergamo (assistito dagli avvocati Pavanello e Parenti) davanti al gip di Verona, che si è assunto la responsabilità dei furti (insieme ad alcuni camionisti) discolpando i colleghi in turno nelle notti dei “rabboccamenti” da decine di migliaia di litri di carburante trafugati. Tra gli accusati, tutti negano però responsabilità nelle lettere minatorie ai vertici Petroven, come pure nel pestaggio di un camionista.
Giorgio Niero, responsabile di carico della Petroven, ha negato qualsiasi coinvolgimento. «Da anni sono stracaricati di lavoro, non possono controllare tutto, se non fidandosi di un collega: non potevano seguire tutti dal cancello alle pompe», spiega l’avvocato Alessandro Compagno, ribadendo la tesi già sostenuta nella causa di lavoro dal collega Andrea Righi. Causa in corso, dopo il licenziamento disposto dalla società per cinque dipendenti, tutti in turno con Bergamo. Si dichiara estraneo anche Francesco Bonaldo, ex sindacalista Cgil, che pure ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Dalle 4 alle 6 la situazione era assolutamente difficile da controllare», commenta l’avvocato Lionello Azzarini, «i carichi li faceva Bergamo, che ha confessato». Bonaldo - come sul punto pure Bergamo - esclude poi qualsiasi responsabilità dell’aver fabbricato le lettere minatorie incendiarie dirette ai vertici di Petroven, dalle quali è partita l’inchiesta della Digos che ha poi scoperto i furti.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Ilario Semenzato (responsabile delle operazioni di carico), mentre Andrea Faraon (contitolare della stazione Ip di via Orlanda) ha ammesso di aver acquistato carburante da Flavio Acerboni e Fabrizio Perissinotto. Infine, il caso del pestaggio violento - l’accusa è tentato omicidio - di un camionista ad opera dell’ex puglile Francesco Gheno (che nega responsabilità), su ordine di Acerboni (che riconduce però la questione a una vicenda privata, escludendo il tentato omicidio). Maurizio Danesin (con l’avvocato Andrea Franco) ha ammesso di aver dato il telefono di Gheno ad Acerboni, ma di essere all’oscuro del perché.
Tutti gli indagati hanno fatto richiesta di revoca delle misure: la gip Marchiori sta attendendo il parere della pm Tonini.
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