Furti di gasolio, decimo arresto Accusato di rapina e lesioni
Nel maggio dello scorso anno, per i furti di gasolio alla Petroven di Marghera, erano finiti in carcere in cinque e altri quattro agli arresti domiciliari. Ieri, sono scattate le manette ai polsi del decimo, tirato in ballo da uno degli arrestati, che ne ha fatto il nome. Si tratta del romeno, da anni residente a Pianiga, Iulian Moldovan, accusato di rapina e lesioni per aver aggredito quello che, stando a coloro che mettevano a segno i furti, avrebbe fatto la spia. Ieri, il giudice veneziano Roberta Marchiori lo ha interrogato alla presenza dei suoi difensori, gli avvocati Ernesto De Toni e Giuliano Tiribilli: Moldovan non avrebbe negato di aver avuto contatti con Gheno, il quale gli aveva accennato di quella spedizione punitiva. Ma Moldovan avrebbe rifiutato quel lavoro, negando di aver compiuto l’aggressione. I suoi avvocati hanno chiesto per lui gli arresti domiciliari e nei prossimi giorni presenteranno ricorso al Tribunale del riesame.
A fare il nome del romeno, che lavora come addetto alla sicurezza in alcuni locali notturni, sarebbe stato l’ex pugile mestrino Francesco Gheno, il quale era inizialmente indicato come colui che aveva picchiato e rapinato del suo portafoglio un camionista sospettato di aver riferito alla direzione della Petroven dei furti che avvenivano nei suoi depositi. In realtà, Gianluca Finotello non avrebbe mai comunicato alcunché, ma questa circostanza è emersa soltanto grazie alle indagini e, naturalmente, soltanto dopo che era stato picchiato. Gheno è già stato condannato a tre anni di reclusione come autore materiale del pestaggio: ha scelto il rito abbreviato davanti al giudice dell’udienza preliminare e ha ottenuto lo sconto di un terzo sulla pena. Stando alle accuse, ad ideare l’aggressione sarebbero stati due camionisti colleghi di Finotello accusati di aver compiuti alcuni furti alla Petroven in concorso con i dipendenti Flavio Acerboni e Fabrizio Perissinotto e il titolare del distributore Api di via Orlanda Andrea Faraon, accusato anche di ricettazione per aver acquistato il gasolio rubato. Come Gheno anche gli altri tre sono usciti dal processo, patteggiando la pena: Acerboni due anni e cinque mesi, Faraon un anno e undici mesi. Mentre Perissinotto è stato condannato con rito abbreviato a due anni e mezzo. A coordinare le indagini è stata il pubblico ministero Paola Tonini, mentre a condurle gli investigatori della Digos, inizialmente coinvolti perché ai dirigenti della Petroven, che volevano porre fine ai furti introducendo un sistema di controlli più serrati, erano arrivate lettere esplosive.
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