Furti di gasolio alla Petroven il pm chiede 12 anni di condanne
Otto imputati hanno già patteggiato una pena complessiva di undici anni e 4 mesi di reclusione. Per i furti di gasolio alla «Petroven» di Marghera, ieri, il pubblico ministero Paola Tonini ha chiesto per altri quattro imputati, quelli che hanno scelto il rito abbreviato dopo che per alcuni il rappresentante della Procura aveva detto di no all’accordo sulla pena, complessivamente 12 anni e due mesi di reclusione. Queste le richieste dell’accusa: per Marco Bergamo (48 anni, Campalto) tre anni e mezzo di reclusione, per Natalino De Vidi (53, Biancade) due anni e mezzo, per Francesco Gheno (41, Mestre) tre anni e sei mesi e per Fabrizio Perissinotto (39, Silea) due anni e otto mesi. Ieri, è intervenuto anche l’avvocato di parte civile per conto dell’azienda petrolifera di Marghera, che ha chiesto complessivamente un risarcimento di un milione e 800 mila euro.
I difensori sono intervenuti in parte ieri e in parte lo faranno nella prossima udienza, il 24 gennaio, giorno in cui il giudice veneziano Andrea Comez emetterà la sentenza.
A patteggiare già la pena e a uscire dal processo sono stati il mestrino Flavio Acerboni (due anni e cinque mesi di reclusione), Maurizio Danesin di Chirignago (un anno e 11 mesi), il moglianese Andrea Faraon (un anno e 11 mesi), Graziano Scattolin di Marcon (un anno), Sergio Simionato di Scaltenigo (undici mesi e 10 giorni), il miranese Mariano Asti (undici mesi e 10 giorni), il mirese Davide Tessari (undici mesi e 10 giorni) e Sereno Ferro di Mira (un anno e tre mesi). Mentre altri tre imputati, Francesco Bonaldo di Salzano, Giorgio Niero di Martellago e Ilario Semenzato di Mira, hanno deciso di affrontare il processo in aula e sono stati rinviati a giudizio (la prima udienza è fissata per il 5 febbraio prossimo).
I fatti erano accaduti tra il 2011 e l’inizio del 2012: alcuni degli imputati, dipendenti della «Petroven» devono rispondere di furto aggravato per aver rubato migliaia di litri di gasolio con la complicità di alcuni camionisti che portavano via il carburante con le loro autobotti. C’è anche un episodio di violenza, visto che un camionista sospettato di aver fatto la spia era stato picchiato da un ex pugile assoldato proprio per la spedizione punitiva. Un errore madornale: era risultato, infatti, che non aveva fatto alcuna denuncia. A indagare gli investigatori della Digos perché tutto era iniziato dal ritrovamento in un ufficio postale di tre lettere che, se aperte, sarebbero esplose a causa di un meccanismo di innesco. Stando alle accuse, a costruirle e spedirle Bergamo e Bonaldo, che volevano colpire i dirigente dell’azienda petrolifera accusati di essersi accorti dei furti di gasolio e di aver organizzato controlli più efficienti per porre un freno ai furti e scoprire i ladri.
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