Furti, confiscato il tesoro dei Lovacovic
Il piccolo tesoro dei Lovacovic è ora, in modo definitivo, nelle mani dello Stato. Nei giorni scorsi infatti si sono concluse le operazioni relative alle confisca dei beni nei confronti di tre componenti della famiglia sinti dei Lovacovic, avviata nel mese di aprile 2013 da parte della divisione Anti-Crimine della questura veneziana.
L’inchiesta aveva portato ad accertare - attraverso verifiche bancarie e patrimoniali eseguite con la Guardia di finanza - un’esagerata sproporzione tra i redditi della famiglie e i beni posseduti, per i quali i Lovacovic non erano stati capaci di fornire giustificazioni plausibili. L’attenzione della polizia nei confronti della famiglia risale al 2013, quando in un campo di via Terraglietto (una piccola laterale del Terraglio), di proprietà della famiglia, fu trovata refurtiva per circa 100 mila euro. Due anni dopo, nel 2015, si arrivò alla confisca dei beni per 300mila euro. I beni quindi sono stati confiscati perché acquisiti attraverso il reimpiego di denaro proveniente da reati.
A permetterlo è stato una legge del 2011, nota come Codice Antimafia, che ha ampliato le tipologie delle persone nei cui confronti possono essere applicate le misure di prevenzione di carattere patrimoniale. In poco più di tre anni ora si è definitivamente conclusa la procedura che, partendo dalla proposta del questore di Venezia, ha sottoposto al tribunale della città lagunare il lungo curriculum criminale di alcuni appartenenti al nucleo familiare guidato da Marco Lovacovic.
Un numeroso gruppo familiare quello dei Lovacovic, appartenente all’etnia sinti, che aveva stabilito da anni la propria residenza in una abitazione di Mira, acquistata, secondo quanto verificato dagli investigatori, con denaro provenienti da una lunga e nutrita serie di reati. Oltre alla casa di Mira, valutata poco oltre i 130 mila euro, ai Lovacovic risultava intestato un terreno in via Terraglietto a Mestre, valutato oltre 110 mila euro e un camper di oltre 45 mila euro. Prima il Tribunale di Venezia, poi la Corte d’Appello, hanno accolto la richiesta di confisca. Lo scorso febbraio poi la Corte di Cassazione ha confermato definitivamente il provvedimento di confisca. Come da prassi in questi casi i beni sono stati acquisiti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, mentre i beni immobili sono ancora in attesa di assegnazione da parte dell’Agenzia per l’impiego in attività istituzionali. Potrebbero, ad esempio, essere destinati ad altri organi dello Stato, o dati in gestione ad associazioni del territorio. Il camper è stato assegnato alla polizia locale del Comune di Milano.
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